C’è chi rischia di più

Perché solo alcuni ex fumatori sviluppano il cancro ai polmoni? Quali sono, se esistono, i fattori che possono predisporre a questo tipo di tumore in una persona che ha spento l’ultima sigaretta oltre dieci anni prima della comparsa della malattia? Uno studio canadese, condotto da Emily A. Vucic del British Columbia Cancer Research Centre di Vancouver, tenta di dare una prima risposta a queste domande: uno dei fattori chiave potrebbe essere l’alterazione della metilazione del Dna, un processo che modifica l’espressione di alcuni geni e, quindi, la sintesi delle rispettive proteine.

L’esposizione al fumo attivo e passivo rappresenta il maggior fattore di rischio per il cancro ai polmoni. Nel primo caso, anche per coloro che hanno smesso  di fumare da molto tempo. Ma mentre alcuni ex fumatori sviluppano il cancro ai polmoni, altri non ne vengono colpiti nonostante  stili di vita simili.

Lo studio ha coinvolto 16 persone (otto sane e otto con un tumore ai polmoni), ex fumatrici da più di 10 anni, a cui sono state prelevate cellule di bronchi e polmoni. Analizzando le cellule polmonari, i ricercatori hanno scoperto che tra i due gruppi ci sono differenze a livello del processo di metilazione del Dna, che subisce danni a causa del fumo: “Le alterazioni osservate nei pazienti con cancro ai polmoni potrebbero dirci perché alcuni ex fumatori subiscono danni genetici addizionali a quelli del normale invecchiamento” spiega Vucic.

Lo studio è stato presentato durante il “Settimo Convegno annuale della American Association for Cancer Research sulle frontiere della ricerca nella prevenzione dei tumori”. “Più del 50 per cento dei malati di cancro ai polmoni sono ex fumatori” continua Vucic, “e capire perché solo alcuni sviluppano la malattia è il primo passo per una diagnosi precoce”. I ricercatori stanno portando avanti ulteriori studi per confermare questi risultati preliminari”.  (f.s.)

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