Come fare ad identificare una persona scomparsa da anni e di cui non si hanno fotografie recenti? Si tratta di un problema non ancora del tutto risolto, soprattutto nel caso di persone scomparse durante l’infanzia. Una nuova tecnica, in grado di prevedere l’aspetto del viso di una persona nel futuro anche a distanza di anni, potrebbe svolgere in futuro un ruolo importante in questo particolare tipo di indagine.
Il metodo, presentato in uno studio pubblicato sul Journal of Forensic Sciences, analizza per prima cosa una foto della persona e mappa le caratteristiche principali del viso, come ad esempio la forma degli zigomi, della bocca e della fronte, a una specifica età. Questi dati sono poi inseriti in un algoritmo che produce immagini ad alta qualità della stessa persona a distanza di diversi anni.
L’algoritmo è stato scritto a partire da un database di dati contenente foto di moltissimi individui a diverse età, e aumenta quindi la precisione delle tecniche già utilizzate per cercare le persone scomparse. L’accuratezza è poi testata ripetendo il processo al contrario per verificare se la foto prodotta è simile a quella utilizzata all’inizio.
“Ogni anno, circa 300mila casi di persone scomparse sono registrati solo nel Regno Unito,” ha spiegato Hassan Ugail, autore principale della ricerca, “Questo ci ha motivato a migliorare le tecniche attualmente disponibili, soprattutto per cercare persone che sono scomparse da ormai molti anni.”
Durante lo studio, i ricercatori hanno utilizzato il caso di Ben Needham, scomparso sull’isola greca di Kos nel luglio 1991, all’età di 21 mesi. Ben non è mai stato ritrovato, ma durante l’indagine gli investigatori hanno prodotto diverse immagini di come Ben sarebbe potuto apparire da pre-adolescente, adolescente e ventenne. Il team ha utilizzato il nuovo metodo per produrre immagini di Ben alle età di 6, 14 e 22 anni. I risultati ottenuti sono stati molto diversi da quelli prodotti dagli investigatori, e sono, secondo i ricercatori, molto più vicini a quello che sarebbe il vero aspetto di Ben a queste età.
“Il nostro scopo non è quello di criticare il lavoro svolto in precedenza – ha sottolineato Ugail – Stiamo semplicemente presentato la nostra ricerca come un miglioramento, che potrebbe contribuire a questa specifico tipo di lavoro svolto dalla polizia. Al momento stiamo lavorando per migliorare il metodo in modo che possa essere ad esempio incorporato in software di riconoscimento facciale.”
Ugail ha anche aggiunto che il sistema può anche essere migliorato utilizzando, ad esempio, foto di parenti quali genitori, nonni e parenti. Questo insegna all’algoritmo a riconoscere come le diverse caratteristiche all’interno della famiglia si evolvono con il passare del tempo, e può ulteriormente migliorare l’accuratezza delle immagini prodotte.
Riferimenti: Journal of Forensic Sciences