Spazio

Che rumore fa un’alba su Marte?

Nessuno la sentirà su Marte, anche perché con la pressione atmosferica del pianeta rosso – pochi millibar – il suono si propaga al massimo per una decina di metri. Ma sulla Terra possiamo godercela senza problemi. Parliamo di una canzone – più propriamente una composizione sonora – creata da due scienziati, rispettivamente della Anglia Ruskin University e della University of Anglia, trasformando in suono tutti i pixel di un’immagine scattata dal rover Opportunity, che ritrae per l’appunto un’alba su Marte. La cinquemillesima cui il veicolo della Nasa ha assistito dal suo sbarco sul pianeta, per la precisione.

L’alba su Marte diventa suono

I ricercatori che hanno composto la canzone – uno dei quali è l’italiano Domenico Vicinanza, fisico e compositore – hanno scansionato l’immagine da sinistra a destra, pixel dopo pixel, acquisendo i dati di luminosità e colore e combinandoli con quelli relativi all’elevazione del terreno. Hanno poi messo a punto un algoritmo che assegnava a ognuno di questi elementi uno specifico timbro tonale e una melodia. Nella composizione, spiegano gli autori, le armonie lente e pacate “derivano” dai punti più scuri delle immagini, mentre i suoni più acuti sono il risultato dell’elaborazione delle regioni più chiare, con un “picco” sia luminoso che sonoro in corrispondenza del disco solare. La canzone dell’alba su Marte si intitola Mars Soundscape e sarà presentata ufficialmente alla Supercomputing Sc18 Conference, in programma a Dallas il prossimo 13 novembre. Per rendere la presentazione ancora più coinvolgente, al pubblico saranno forniti anche dei piccoli dispositivi, da tenere in mano, che vibrano in sintonia con la musica.

Opportunity, il sopravvissuto

Opportunity scorrazza sulla superficie di Marte dal 2004. Da allora ha percorso decine di chilometri, trasmettendo alla Terra informazioni preziosissime. A giugno scorso il rover si è trovato nel bel mezzo di una tempesta di sabbia, e da allora non ha più comunicato con il nostro pianeta; gli esperti della Nasa, tuttavia, sperano di riuscire a farlo parlare ancora tra qualche mese, quando gli effetti della tempesta saranno passati del tutto. “Siamo assolutamente entusiasti”, ha spiegato Vicinanza, “di presentare il nostro lavoro su un tema così affascinante come l’esplorazione del pianeta rosso. La ‘sonificazione’ di un’immagine è una tecnica molto versatile per illustrare contenuti scientifici, e può essere applicata in diversi campi, dallo studio delle caratteristiche della superficie e dell’atmosfera di un pianeta, come in questo caso, all’analisi dei cambiamenti climatici o al rilevamento delle eruzioni vulcaniche”. Nel frattempo, non resta che goderci quest’alba su Marte.

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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