Società

Più nonni che nipoti, fertilità a picco negli ultimi 70 anni

Un giorno, non molto lontano, avremo più nonni che nipoti. È questo l’avvertimento che lanciano i ricercatori dal nuovo rapporto, il Global Burden of Disease (Gbd), appena pubblicato su The Lancet, secondo cui dal 1950, anno in cui le donne avevano una media di 4,7 bambini, si è arrivati oggi a 2,4 figli per donna. Un tasso, quindi, che in 70 anni si è quasi dimezzato. Mentre la popolazione globale è ancora in aumento, o meglio quasi triplicata: si è passati da 2,6 miliardi di persone nel 1950 a circa 7,6 miliardi di persone oggi.

Più precisamente, dal rapporto è emersa un’enorme variabilità tra i Paesi: quelli più sviluppati economicamente, compresa la maggior parte dei Paesi europei (Spagna Portogallo, Norvegia), Stati Uniti, Corea del Sud e Australia hanno tassi di fertilità più bassi (ogni donna ha in media meno di due figli). Per esempio, il tasso di fertilità a Cipro (il più basso registrato) è risultato di un solo figlio per donna, mentre in Niger (Africa occidentale) di circa 7,1 figli per donna, in media.

In generale, secondo il rapporto, in quasi la metà delle nazioni (91) il numero di figli non basterebbe a garantire il livello di sostituzione (ossia il tasso di fertilità al quale una popolazione si sostituisce di generazione in generazione, in assenza di migrazione) mentre nell’altra metà (104 Paesi) è invece in aumento. “Abbiamo raggiunto questo spartiacque dove metà dei paesi ha tassi di fertilità inferiori al livello di ricambio, quindi se non si interviene queste popolazioni cominceranno a ridursi”, ha spiegato alla Bbc News l’autore del rapporto Christopher Murray, presidente dell’Institute for Health Metrics and Evaluation della University of Washington. “Presto saremo in un punto di transizione dove bisognerà affrontare il calo della popolazione”.

Perché il tasso di fertilità sta scendendo? Stando a quanto riporta la Bbc, questo calo non è dovuto a problemi di salute legati all’infertilità, ma viene invece collegato a tre fattori chiave: meno mortalità infantile (che significa che le donne hanno meno bambini), un maggiore accesso alla contraccezione e il fatto che le più donne abbiano un maggior accesso all’istruzione e al mondo del lavoro. Il calo dei tassi di fertilità, in un certo senso, quindi potrebbe essere interpretato come un successo. “Dato che le donne sono più istruite, hanno più opportunità lavorative e hanno un miglior accesso ai servizi sanitari, non sorprende che il tasso di fertilità sia calata tremendamente”, ha detto precisato Murray. “E scende più velocemente nelle donne più giovani”.

Sulle tendenze attuali, conclude l’autore, ci saranno pochissimi bambini e molte persone di età superiore ai 65 anni ed sarà molto difficile sostenere la società. “Basta pensare a tutte le profonde conseguenze sociali ed economiche di una società strutturata come quella con più nonni che nipoti”, conclude Murray.

Via: Wired.it

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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