Chemio, l’esito è differente

Alcune differenze genetiche tra donne e uomini avrebbero un ruolo chiave per lo sviluppo e  la progressione del tumore al colon. Secondo uno studio della University of Southern California (Ucs), presentato a Chicago (Usa) nell’ambito del meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), sarebbe infatti possibile prevedere la risposta ad alcuni trattamenti del tumore al colon sulla base dei profili genetici legati al genere.

La ricerca, guidata da Heinz-Josef Lenz, si è focalizzata su pazienti trattati con chemioterapia (5-fluoracile e oxaliplatino), e ha identificato 12 geni coinvolti nella progressione del cancro. Poiché ciascuno di questi geni può essere presente in due diverse forme (polimorfismo), gli scienziati hanno testato le associazioni di alcuni polimorfismi con la percentuale di sopravvivenza generale e con i tempi di progressione del tumore.

Distinguendo i risultati secondo il sesso dei pazienti – 74 donne e 78 uomini in tutto -, i ricercatori hanno individuato, per la prima volta, marcatori sesso-specifici predittivi della risposta alla chemioterapia. Gli uomini con polimorfismi Er- e Scn1A hanno migliorato i tempi di progressione del tumore, rispetto alle donne che hanno polimorfismi Xpd e Egfr. Allo stesso modo, gli uomini con polimorfismi Er-  e Mthfr  e le donne con Scn1a e Pla2 hanno migliorato la percentuale di sopravvivenza generale.

Aumentano quindi le evidenze scientifiche che confermano come l’appartenenza a sessi diversi rivesta un ruolo significativo nello sviluppo e nella progressione del cancro colo-rettale: la presenza di questo tumore risulta infatti maggiore tra gli uomini e precedenti studi avevano già dimostrato un effetto “protettivo” degli ormoni femminili. (t.m.)

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