Sono passati oltre trent’anni dall’esplosione del quarto reattore della centrale nucleare di Chernobyl il 26 aprile 1986: il più grande incidente nucleare della storia. Migliaia i morti (in una conta delle vittime che è tutt’altro che semplice da fare), intere aree dell’Ucraina e della Bielorussia gravemente contaminate, e un’ ”area di esclusione” delle dimensioni del Lussemburgo attorno al reattore. Ma il disastro ha avuto anche un impatto emotivo e psicologico a livello planetario, conferendogli una sinistra fama che negli anni ha attratto sempre più visitatori. Dal 2011, infatti, Chernobyl è diventata una zona turistica e, dallo scorso anno – complice il successo della serie tv dell’Hbo “Chernobyl” – le prenotazioni hanno avuto un boom, tra gelati radioattivi, preservativi fluorescenti e selfie nella città fantasma. “Il grande afflusso di turisti è una prova dell’importanza di Chernobyl non solo per gli ucraini ma per il mondo intero”, ha dichiarato all’Agence France-Presse il neo ministro della cultura ucraino Oleksandre Tkatchenko. Tanto da meritare il riconoscimento Unesco a sito patrimonio dell’umanità, per preservarlo dall’usura del tempo e dal gran numero di visitatori: una candidatura presentata a vent’anni esatti da quel 15 dicembre del 2000 quando la centrale smise di funzionare per sempre.
Secondo gli esperti non si potrà vivere nell’area di esclusione per altri 24.000 anni: il rischio di danni legati alle radiazioni è troppo alto. A Pripyat, una città fantasma a qualche kilometro da Chernobyl, sono ancora ammucchiati gli oggetti personali degli ex-residenti, che hanno dovuto lasciare il luogo in tutta fretta e non sono più tornati. Attualmente in quella zona vivono solo piante e animali. Le persone possono visitarla, con l’accortezza di non rimanere più di qualche ora, di non toccare niente e di non allontanarsi dai percorsi prestabiliti.
Dopo la realizzazione della nuova cupola protettiva del quarto reattore nel 2016, ora la priorità dell’Ucraina è dunque chiedere all’Unesco di proteggere il sito, in modo da poter aumentare il numero di visitatori a un milione l’anno, cifra che richiederebbe anche il potenziamento delle infrastrutture locali. Ma perché rendere Chernobyl, luogo di un disastro di proporzioni immani, un’attrazione turistica? Perché oltre a suscitare la curiosità delle persone, il sito è anche un memoriale a cielo aperto. “L’area deve rimanere aperta per i visitatori, ma deve anche essere riconosciuta come qualcosa di più”, dice Tkachenko all’Afp. Con l’aiuto degli esperti, il ministro vuole rendere la zona di esclusione una sorta di “territorio della memoria” e un monito perenne, soprattutto per le giovani generazioni. L’Ucraina sta preparando i dossier da presentare all’Unesco entro marzo 2021. La decisione arriverà entro il 2023.
Credits immagine di copertina: Dasha Urvachova on Unsplash
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