Psicolinguistica: comunichiamo anche con le ciglia

palpebre ciglia

In una conversazione vis a vis non contano solo le parole e il tono della voce. Anche il feedback visivo contribuisce alla comunicazione: scuotere la testa o annuire, inarcare le sopracciglia, abbassare lo sguardo, sospirare. E un movimento involontario e quasi impercettibile come sbattere le ciglia? Secondo un gruppo di psicolinguisti del Max Planck Institute, anche  questo movimento minimo, che compiamo migliaia di volte al giorno, influenza la comunicazione interpersonale, e, in particolare, la sua durata è in grado di influenzare le risposte di un interlocutore.

Perché sbattiamo così tanto le ciglia?

Nello studio, pubblicato su Plos One, gli scienziati spiegano che gli esseri umani in media sbattono le palpebre più di 13mila volte ogni giorno:  molto più di quanto è necessario per mantenere gli occhi lubrificati. Di solito, compiamo questa azione involontaria durante le pause naturali della conversazione tra due persone. E possibile che questo batter di ciglia sia un messaggio non verbale per il nostro interlocutore? Per rispondere a questa domanda i ricercatori hanno ideato un esperimento virtuale che simulava una conversazione fra due persone, con la possibilità di controllare il batter di ciglia di uno dei due interlocutori, un avatar femminile.

Vis a vis con l’avatar

L’esperimento ha coinvolto 35 volontari che, seduti di fronte a uno schermo, dovevano rispondere alle domande poste dalla donna virtuale su argomenti comuni. Ad esempio, su come avevano trascorso il fine settimana. Nel corso della conversazione, i ricercatori potevano controllare il batter di ciglia della donna virtuale, alternando movimenti lunghi (607 millisecondi) e brevi (208 millisecondi).


Gatti, seduciamoli con gli occhi


Analizzando i risultati dei test, gli autori dello studio hanno scoperto che, effettivamente, la durata dei battiti di ciglia aveva influenzato le risposte dei volontari. In particolare, quando l’avatar faceva battiti di ciglia lunghi, le persone rispondevano in modo molto più sintetico, pur non percependo a livello conscio le variazioni nel movimento degli occhi della loro interlocutrice virtuale: quando gli è stato chiesto se avevano notato differenze tra la durata dei movimenti la maggior parte dei partecipanti ha infatti risposto di no. Evidentemente – concludono gli autori della ricerca – un battito prolungato delle ciglia viene interpretato dai nostri interlocutori (in modo del tutto inconscio) come un segnale che indica l’esaustività della risposta ricevuta. Qualcosa di simile a: “Non serve aggiungere altro, sei stato sufficientemente chiaro“.

Riferimenti: Plos One

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