Circuiti elettrici ai prioni

La nanotecnologia del futuro potrebbe basarsi sui prioni, i famigerati responsabili di malattie come la sindrome della mucca pazza. Una collaborazione di ricercatori tedeschi del Whitehead Institute for Biomedical Research e americani della University of Chicago ha utilizzato le fibre dei prioni per costruire circuiti elettrici alle scale del nanometro. La costruzione di fili così sottili costituisce un obiettivo tecnicamente arduo da raggiungere, con applicazioni sorprendenti in ambiti diversi come l’informatica e la medicina. “La maggioranza delle persone che lavorano sui nanocircuiti cerca di costruirli usando tecniche di fabbricazione ‘dall’alto verso il basso’. Noi abbiamo pensato di provare l’approccio inverso, lasciando all’autoassemblaggio molecolare il lavoro più difficile”, ha spiegato il direttore del Whitehead Institute, Susan Lindquist. La tecnica utilizzata consiste nel far costruire ai prioni una fibra molto sottile e poi rivestirla di oro e argento, per permettere la conduzione dell’elettricità. I risultati, pubblicati sull’edizione online dei Proceedings of the National Academy of Sciences, sono stati positivi: i ‘nanofili’ così costruiti hanno prestazioni molto migliori delle alternative proposte fino a oggi. La scelta dei prioni è dovuta alla loro natura di proteine, in grado quindi di disporsi in forme estremamente complesse. In particolare, i prioni sono proteine difettose, che stimolano altre proteine a disporsi nello stesso modo. Grazie a questa proprietà, i ricercatori sono riusciti a stimolare la produzione di lunghe catene di fibre, a partire da prioni di grano geneticamente modificati per legarsi con le particelle di oro che devono rivestirli. Queste catene, anche se del tutto simili alle cause principali di varie malattie neurodegenerative, sono assolutamente innocue e promettono l’inizio di una nuova era tecnologica. (s.b.)

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