Residui di medicinali e prodotti per l’igiene personale si riversano nell’ambiente attraverso le fognature, con pesanti conseguenze sulle comunità microbiche e sui sistemi acquatici. E non ci sono adeguate strategie per stimare i rischi ambientali causati da questi mix di sostanze. A rivelarlo è una ricerca condotta dall’Università di Göteborg, in Svezia.
“Bisogna cominciare a studiare gli effetti non solo delle singole sostanze, ma anche delle loro combinazioni”, ha spiegato Sara Brosché, autrice dello studio e ricercatrice presso il Dipartimetno di Scienza ambientale e delle piante. La medicina moderna si affida ai prodotti farmaceutici per ogni tipo di trattamento. Le sostanze attive nei farmaci di cui facciamo uso vengono gradualmente espulse attraverso le urine e le feci per poi finire nelle fognature; così piccole quantità di medicinali vengono ritrovate nella maggior parte degli ambienti acquatici, dai corsi sotterranei ai mari. Le più alte concentrazioni si trovano in corrispondenza della fuoriuscita delle acque degli impianti di depurazione, spesso nella forma di un cocktail di differenti medicinali. Una volta dispersi in natura, questi residui – soprattutto gli agenti antimicrobici come gli antibiotici e gli antifungini – continuano a influenzare l’ambiente.
Nella sua ricerca, la studiosa svedese ha osservato l’effetto di miscele di farmaci su alcune popolazioni di microalghe. E ha mostrato che, sebbene i livelli di farmaci normalmente osservati nell’ambiente siano bassi, i cocktail di sostanze tossiche hanno generalmente un effetto maggiore della somma delle singole parti. “Quando abbiamo mescolato cinque medicinali e prodotti per l’igiene personale (fluoxetina, propanololo, zinco piritione, clotrimazolo e triclosano) a concentrazioni che non avrebbero avuto alcun effetto significativo individualmente, la miscela ha avuto effetto su quasi il 30 per cento delle microalghe”, ha concluso la ricercatrice.
Rifermenti: Università di Göteborg
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