Collaborazione scientifica, idee per il dopo-Brexit

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(Foto: Reinaldo Sture su Unsplash)

Per gli italiani, studiare o fare ricerca in una delle prestigiose Università del Regno Unito sta diventando sempre più costoso: uno dei motivi va cercato nella Brexit, che equiparando gli studenti dell’Unione Europea a quelli dei paesi extra-UE ha di fatto aumentato considerevolmente le tasse universitarie britanniche. Non solo: la mancata (per ora) associazione di UK al programma Horizon Europe sta mettendo in difficoltà le collaborazioni scientifiche all’interno dei grandi progetti multilaterali. Infine, il ripristino delle dogane rallenta – e a volte impedisce – lo scambio di materiali scientifici tra i due paesi. Sono solo alcuni dei temi emersi dal rapporto finale del progetto UK-IT BEST+SHAPE (Bilateral Exchange in Science and Technology + Social Sciences Humanities & the Arts for People and the Economy), ideato dal Team italiano della UK Science and Innovation Network (SIN Italy) e curato dalla media company Galileo. Obiettivo del progetto era quello di analizzare lo stato attuale delle collaborazioni di ricerca tra Italia e Regno Unito nei settori STEM e Salute, e nell’area delle Scienze Sociali (SHAPE).

Il progetto UK-IT BEST+SHAPE ha raccolto informazioni attraverso un questionario inviato a tutti i centri di ricerca, università e IRCCS italiani, l’analisi dei diversi database, e grazie a un processo di consultazione con una trentina di stakeholder italiani e britannici. Da questo lavoro sono emersi cinque punti fondamentali su cui sarebbe necessario agire per facilitare le collaborazioni scientifiche tra i due paesi.

Qui sotto puoi leggere il rapporto completo (in inglese):

(Credits immagine: Reinaldo Sture su Unsplash)