Categorie: Società

Come sarà la Rete del futuro?

Franco CarliniDivergenze Digitali. Conflitti, soggetti e tecnologie della terza internetManifestolibri, 2002pp.194, euro 14,46 Quale modello di sviluppo per il nostro mondo? In sostanza, è questa la domanda cui questo libro cerca di rispondere. Le “Divergenze Digitali” del titolo sono dunque le diverse strade che potremmo imporre all’internet del prossimo futuro, come riflesso particolare delle politiche che decideremo di applicare. Non è infatti solo nel virtuale che si scontrano libertà e liberismo. Ma come luogo di avanguardia tecnologica, la Rete mostra in modo chiaro le tendenze dell’Occidente sviluppato e inquinante. Franco Carlini, da anni punto di riferimento per gli appassionati di cultura digitale e tecnologie della comunicazione (ricordiamo l’ormai storica rubrica domenicale sul Manifesto, Chips & Salsa), traccia quindi una storia di ciò è stata l’internet nel passato, e di quello in cui potrebbe tramutarsi nel futuro, quando sarà diffusa in modo quasi onnicomprensivo, la Terza Internet. Terza, perché la prima è quella che va dal 1969 al 1991: gli utenti erano soprattutto ricercatori universitari e militari, ma anche alcuni hacker che da subito sperimentarono la possibilità del nuovo medium, creando le prime comunità virtuali e i gruppi di discussione, riunite intorno a quelle che si chiamavano BBS (Bulletin Board System). La seconda internet, quella più diffusa fino a un anno fa, dopo il setaccio della crisi della new economy, è quella che si sovrappone in modo più o meno uniforme (anche semanticamente nel linguaggio) al World Wide Web, cioè all’insieme di depositi di informazioni scambiate tramite il protocollo HTTP ideato da Tim Berners-Lee. La speranza era quella di trasformare l’internet in un enorme supermercato, ma il fallimento del modello .com dimostra come le persone preferiscano ancora guardare le vetrine piuttosto che visitare siti che vendono camicie su misura. Siamo dunque in una terza fase, in cui Internet non sarà più solamente limitato al nostro mondo, ma coinvolgerà presto, in un modo o nell’altro, gran parte dell’umanità. E soprattutto non potrà essere qualcosa come uno spazio separato dalla realtà, perché essa sarà nella realtà, inclusa nella maggior parte delle attività umane e delle merci, sotto forma di comunicazione, di digitalizzazione e di creazione di saperi. È per questo che la terza internet sta nascendo in modo contrastato. Gli attori sulla scena sono diversi, e diversi sono i loro interessi: chi vorrebbe riprodurre il liberismo economico nelle reti; chi lo utilizza come strumento libertario; chi lo vorrebbe controllare in senso politico. Si ripropongono quindi sull’internet le stesse dinamiche politiche che vediamo nella realtà quotidiana.Principale merito di Carlini è proprio quello di legare l’internet ai suoi utenti, persone in carne e ossa. Di non considerarlo un mondo a parte con regole proprie, ma piuttosto un luogo dove l’immaterialità rende più facili e rapidi i mutamenti, in un senso o nell’altro. Ed è proprio questo che ha finora permesso all’internet, e in generale al mondo dell’informatica, di covare al proprio interno forme di socialità radicalmente diverse dal neoliberismo. L’esempio di Linux e del Free Software/Open source è indicativo della possibilità di costruire una comunità tecnologicamente avanzata il cui obiettivo è diverso dal profitto. Allo stesso tempo, la condivisione dei saperi resa possibile dall’internet ha rese visibili le barriere presenti alla libera circolazione dei saperi. Carlini le raggruppa sotto le tre C: Copyright, Contratti, Codice. A significare la privatizzazione, la commercializzazione e la realizzazione di soft e hardware per il controllo. Tre meccanismi che vogliono rendere legittima la privatizzazione di conoscenze pubbliche (piante, animali, formule matematiche). E vogliono considerare criminale chi presta un CD al vicino di casa.

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