Complicazioni, donne più a rischio

All’uscita dalla sala operatoria le donne rischiano di più. La causa? Le trasfusioni di sangue cui le pazienti vengono sottoposte più frequentemente rispetto agli uomini. È giunto a tale conclusione un gruppo di ricercatori delle università di Rochester e del Michigan dopo aver analizzato i dati clinici di 380 pazienti adulti (230 uomini e 150 donne) sottoposti a bypass coronarico primario o a sostituzione valvolare primaria o ad entrambi gli interventi presso lo Strong Memorial Hospital di Rochester. La loro analisi è stata pubblicata sul  numero di dicembre del Journal of Women’s Health.

I ricercatori hanno posto a confronto la durata delle degenze, l’incidenza e la durata di infezioni e stati febbrili, la comparsa di eventuali complicanze polmonari post-intervento e i decessi durante il ricovero ospedaliero. Dall’analisi è emerso che, dopo l’intervento, le donne trascorrevano in media circa 130 ore nell’unità di terapia intensiva, mentre agli uomini ne bastavano la metà. Analogamente, la degenza ospedaliera durava in media circa 16 giorni per le donne e solo 10-11 per gli uomini. Più frequenti tra le pazienti anche le complicanze polmonari (l’11% delle donne e contro il 3,9% degli uomini), le infezioni e i decessi durante il ricovero (7% la mortalità femminile contro l’1,3% maschile).

Ma il dato più interessante riguarda la significativa correlazione osservata tra l’insorgenza di complicanze più o meno gravi e i trattamenti trasfusionali subiti durante l’intervento chirurgico. Nei pazienti sottoposti a trasfusione è stata evidenziata, infatti, una probabilità di 4,4 volte superiore di sviluppare un’infezione post-operatoria. Inoltre, tutti i 13 pazienti deceduti durante l’ospedalizzazione avevano ricevuto sangue trasfuso.

E se per le donne le complicanze post-operatorie sono apparse più frequenti, è risultata significativamente maggiore anche la loro probabilità di subire una trasfusione durante l’ospedalizzazione: fino a 45 volte superiore rispetto alla controparte maschile. Di fatto, il 99 per cento delle donne oggetto dello studio aveva ricevuto una trasfusione di sangue durante la degenza ospedaliera (contro il 77 per cento degli uomini) e anche la quantità di sangue ricevuta risultava maggiore (9,2 unità per le donne contro 6,3 per gli uomini). Quale siano le ragioni per le differenze di trattamento non è chiaro, ma è noto che le donne normalmente presentano valori di emoglobina ed ematocrito più bassi rispetto agli uomini che potrebbero giustificare un maggiore ricorso alla terapia trasfusionale. Secondo gli autori dello studio un trattamento di leucoriduzione (asportazione dei globuli bianchi) sul sangue del donatore potrebbe ridurre eventuali infezioni o reazioni infiammatorie nel ricevente, evitando conseguenze più gravi. (s.p.)

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