Saranno in grado di porre domande e di generare valide ipotesi. Senza l’intervento umano, o quasi. Ecco le potenzialità dei computer nell’ambito della ricerca scientifica secondo i sociologi James Evans e Andrey Rzhetsky dell’Università di Chicago (Illinois, Usa), che pubblicano una perspective su Science.
Finora i computer hanno aiutato i ricercatori a immagazzinare, processare e analizzare dati. Supercomputer sono utilizzati quasi di routine in molti campi, dall’astrofisica a alla biologia e alla meteorologia, per creare modelli sempre più predittivi e accurati. Ma presto i computer potrebbero avere le potenzialità per fare ben altro: “I ricercatori oggi non possono sperare di recuperare manualmente tutte le pubblicazioni scientifiche riguardanti il loro campo di ricerca. Un biologo che si occupa di tumori, per esempio, può trovare più di due milioni di articoli nell’archivio di PubMed, più di duecento milioni di pagine Web con una ricerca su Google e database di dati sperimentali da milioni di Gigabyte” ha spiegato Evans.
Dieci anni ancora, prevedono i due studiosi, e i programmi di intelligenza artificiale serviranno non solo a trovare le relazioni logiche tra tutte le informazioni disponibili (come promette il Web semantico), ma aiuteranno i ricercatori anche nell’elaborazione di nuove ipotesi. Già oggi le tecnologie informatiche permettono di simulare le caratteristiche di molecole sconosciute (applicazione ben nota in farmacologia), identificano le possibili funzioni dei geni e delle loro mutazioni, e le relazioni con altri elementi del Dna; ancora, individuano elementi chiave nei processi biochimici cellulari. Per Rzhetsky ed Evans è lecito pensare che nei prossimi anni entreranno in gioco nuovi e più potenti strumenti che permetteranno anche ai nostri Pc di andare oltre queste abilità. “In questo scenario affascinante, il ruolo dei ricercatori sarà probabilmente quello di evitare che si producano moltitudine di ipotesi di bassa qualità”, ha concluso Evans.
Riferimenti: DOI: 10.1126/science.1189416
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