Categorie: Salute

Confusi, stressati e dimagriti

Le linee guida dietetiche, diffuse in tutto il mondo da autorevoli istituti di ricerca, sarebbero arbitrarie, diverse da paese a paese e colpevoli di disinformare e confondere il pubblico. Questi in sintesi i risultati di una ricerca condotta in 21 paesi da Arise (Associates for Research into Science of Enjoyment e presentata a Milano la scorsa settimana. La battaglia contro il “terrorismo dietetico” rientra perfettamente nella filosofia dell’associazione che raccoglie più di 50 scienziati e accademici di varie nazionalità e, dal 1989, studia i benefici che si possono trarre dalle cose piacevoli della vita e di incoraggiare la ricerca in questo campo.

Le linee guida alimentari sono costituite fondamentalmente da consigli di carattere generale: limitare i grassi, consumare più verdure possibile e così via. Eppure Arise, anche a costo di opporsi al parere dei più noti nutrizionisti, afferma che queste indicazioni mancano di solide e provate basi scientifiche. L’associazione, inoltre, denuncia che, nel tentativo di seguirle molti rischiano di indebolire il loro sistema immunitario rinunciando a tutti quei piccoli piaceri – la cioccolata, per esempio – che alleviano lo stress.

Il caso delle uova è emblematico. Sono tutti d’accordo: occorre consumarne il meno possibile. Ma cosa si intende esattamente con questo? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità non bisogna assumerne più di dieci alla settimana, il britannico Committee on Medical Aspects of Food Policy fissa il limite massimo settimanale a un solo uovo mentre l’American Heart Association ne consiglia quattro. E la confusione aumenta quando si parla di alcool (gli uomini possono consumare al massimo 60 grammi di alcool puro in Francia ma solo 6,7 in Svezia) o di sale (la British Heart Foundation ne consiglia da 1,6 a 6 grammi al giorno, che salgono a 10 se ci si trasferisce in territorio tedesco).

Il motivo di queste contraddizioni secondo Arise risiederebbe nella generale infondatezza degli studi epidemiologici, che attribuiscono a uno o a un altro alimento le cause di alcune malattie. Ad esempio i membri della società sono convinti che la lotta contro il colesterolo sia ingiustificata. Lo proverebbe l’alta aspettativa di vita tipica proprio dei paesi dove se ne assume di più. Un ulteriore punto a favore dei patiti di frittate e formaggi sarebbe segnato, involontariamente, da una ricerca del Committee on Medical Aspects of Food Policy del 1994, nel quale si asserisce che il numero di cardiopatie varia nelle diverse regioni della Gran Bretagna, mentre il livello di colesterolo medio in ogni persona è più o meno lo stesso. Secondo la ricerca dell’associazione sarebbe invece pericoloso seguire una dieta troppo povera di grassi, perchè così facendo si rischierebbe di privare l’organismo di componenti fondamentali.

La maggior parte dei dietologi naturalmente non condivide queste affermazioni, ma Arise si fa forte del confronto di numerosi lavori scientifici e rincara la dose affermando che sono i bambini quelli che rischiano più di tutti di pagare il prezzo di un’informazione approssimativa. Essi infatti sarebbero spesso costretti dai genitori a seguire diete concepite per gli adulti e la cui efficacia per i più giovani non sarebbe ancora dimostrata.

Ma allora cosa fare per alimentarsi correttamente? “Invece di basare la propria dieta su queste linee guida arbitrarie, chi desidera migliorare la propria alimentazione dovrebbe godere di ciò che mangia e nutrirsi con moderazione di alimenti diversi”, afferma David Warburton, professore al dipartimento di psicologia dell’Università di Reading, in Gran Bretagna, e fondatore di Arise. Inoltre, l’associazione consiglia di tenersi alla larga dalle mode alimentari isteriche e cita il caso dell’”Olestra”: un sostituto dei grassi in vendita negli Stati Uniti, con tanto di autorizzazione della severa Food and Drug Administration. Alcuni americani lo consumano al posto dei temutissimi grassi alimentari, nonostante causi fastidi come crampi gastrici o perdite anali e impedisca l’assorbimento delle vitamine A, D, E e K.

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