Perché non vogliamo conoscere il nostro futuro?

Nessuna anticipazione, grazie. È questo quello che ha risposto una percentuale oscillante tra l’85 e il 90% delle oltre 2000 persone a cui è stato chiesto se avessero o meno voluto conoscere cosa avesse in serbo per loro il futuro. Un “no” che riguarda soprattutto gli eventi negativi, ma il rifiuto è alto anche quando si tratta di poter prevedere eventi piacevoli. A raccontarlo è uno studio pubblicato su Psychological Preview dalla American Psychological Association che ha coinvolto 1.016 adulti residenti in Germania e 1002 cittadini spagnoli.

Le domande rivolte dai ricercatori riguardavano campi diversi. Ai partecipanti è stato chiesto, per esempio, se volessero conoscere le previsioni in merito alla data della propria morte o a quella del partner, se avessero voluto sapere in anticipo cosa avrebbero ricevuto per Natale o se avessero vinto o meno ad un gioco. In generale la maggior parte delle persone non voleva conoscere il proprio futuro. Le percentuali più alte, fino al 90% si avevano per eventi spiacevoli, ma anche per quel che riguardava quelli positivi, con una percentuale oscillante tra il 40e il 70%. Appena l’1% dei partecipanti era certo di voler leggere gli eventi del proprio futuro.

Secondo Gerd Gigerenzer del Max Planck Institute for Human Development e Rocio Garcia-Retamero dell’University of Granada, a capo dello studio, la scelta di non conoscere, se possibile, il proprio futuro, sarebbe dovuta principalmente a quattro motivi. Punto primo, non conoscere significa in qualche modo evitare cattive notizie, in particolare quando non si ha alcun mezzo di prevenzione e, d’altra parte, mantenere le emozioni positive di sorpresa e suspense sugli eventi importanti che potrebbero capitare e che invece sarebbero svelati da eventuali anticipazioni. Al tempo stesso, tra i motivi per cui è meglio non conoscere il proprio futuro figura il desiderio di poter trarre qualche vantaggio dal non sapere e adottare uno spirito di equità e imparzialità dato dall’ignoranza. “Nonostante la possibilità di avere diagnosi precoci su eventuali malattie per poi poter intervenire con anticipo”, conclude Gigerenzer “l’ignoranza deliberata non solo esiste, ma è un diffuso stato d’animo”.

Riferimenti: Psychological Preview

Marina Dimattia

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