Categorie: Società

Così il software prevede i reati

Una storia in puro stile Minority Report. Solo che non si tratta di fantascienza. Non siamo a Washington nel 2054, ma ai giorni nostri a Indio, California. Dove scienziati e forze dell’ordine stanno lavorando a quello che Philip K. Dick aveva immaginato sessant’anni fa: un sistema computerizzato per prevedere i crimini. E permettere alla polizia di intervenire prima che essi accadano. A svilupparlo è stato Robert Nash Parker, professore di sociologia e ricercatore senior al Presley Center for Crime and Justice Studies della University of California, Riverside, con la collaborazione dell’Indio Police Department. Il modello, sperimentato nei primi nove mesi del 2013, ha dato i suoi risultati positivi, facendo registrare l’8% in meno di furti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

L’assunzione da cui è partito il ricercatore è che ci fosse una connessione tra assenteismo scolastico e criminalità. Usando i big data a disposizione delle forze di polizia, Parker ha analizzato le statistiche relative ai reati avvenuti negli ultimi dieci anni, scoprendo che effettivamente la localizzazione geografica delle assenze ingiustificate nelle scuole era seguita a distanza di uno o due anni da furti nella stessa zona. Studiando più a fondo i dati, il sociologo ha identificato gli studenti cui le scuole avevano inviato oltre cento lettere per le loro assenze: “Abbiamo sempre sospettato ci fosse una correlazione tra assenteismo scolastico e furti diurni”, racconta il capo della polizia di Indio, Richard P. Twiss, “Ma ora abbiamo i dati reali che lo mostrano, e siamo in grado di valutare l’intero fenomeno e capire meglio come intervenire”.

E, in effetti, la polizia è intervenuta in vari modi. Facendo soprattutto prevenzione: sono stati lanciati diversi programmi di sensibilizzazione, tra cui una task force per informare sui pericoli dell’assenteismo, incontri con le comunità locali, campagne mediatiche e partnership con imprenditori locali. Inoltre, è stato avviato il programma scolastico Parent Project, una serie di appuntamenti con i genitori con figli ribelli o “problematici”. Sebbene sia ancora presto per trarre conclusioni definitive, ci sono evidenze aneddotiche abbastanza incoraggianti: “Una madre sola ha seguito solo tre corsi del programma e ha chiesto aiuto”, racconta Twiss. “Abbiamo incontrato suo figlio e l’abbiamo messo in guardia, dati alla mano, sui pericoli cui sarebbe andato incontro marinando la scuola. Il giorno dopo ha chiesto a sua madre di re-iscriverlo. Per noi è una grande vittoria”. E, probabilmente, un crimine in meno. 

Naturalmente, accanto alla prevenzione, la polizia ha anche aumentato la sorveglianza e il controllo nei punti più “caldi” della città. E sta continuando a lavorare per rendere il modello sempre più accurato: “Teniamo riunioni periodiche in cui valutiamo le aree sotto osservazione. I nostri analisti hanno creato delle mappe basate sui risultati del sofware e siamo in grado di rinforzare le pattuglie lì dove serve. Il nostro obiettivo”, conclude Twiss, “è ora di produrre in tempo reale queste mappe, analizzando ogni settimana le zone sensibili e prevedendo più precisamente modelli e andamenti”.

Credits immagine: WarzauWynn/Flickr

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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