Covid-19, c’è la prima descrizione clinica della variante Pirola

coronavirus
(Foto: visuals3Dde via Pixabay)

Dalla Danimarca arriva la prima descrizione clinica di casi Covid-19 dovuti alla variante BA.2.86, soprannominata Pirola. Fino al 21 agosto, il sistema di monitoraggio danese ha individuato 10 casi e i sintomi riportati dalle persone colpite sono simili a quelli dovuti ad altre varianti e includono tossemancanza di fiato e febbre. Nessun caso è stato classificato come grave.


I vaccini aggiornati potrebbero funzionare anche contro la variante Pirola


Pirola

Il 17 agosto l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato BA.2.86 una “variant under monitoring”. Una versione di Sars-Cov-2 da tenere d’occhio, insomma, per via delle sue numerose mutazioni (oltre 30) che interessano la proteina spike del virus.

Per questo motivo gli scienziati, dalla Cina alla Svezia, si sono affrettati a studiarla, per avere indizi sulla sua capacità di trasmettersi e di fare danni all’organismo. I primi risultati sono tranquillizzanti: BA.2.86 sembra meno contagiosa di altre varianti come XBB.1.5 e EG.5 e sembra sfuggire meno del previsto all’immunità da vaccino e da infezioni precedenti.

I primi 10 casi

Il report pubblicato su Eurosurveillance descrive i primi casi identificati di infezione dovuti a Pirola identificati in Danimarca. Le osservazioni sembrano confermare quanto visto in laboratorio.

Dal 26 luglio al 21 agosto in Danimarca sono stati identificati 876 casi di infezione da Covid-19. 418 campioni sono stati sequenziati e in 10 di questi è stata riscontrata la variante BA.2.86. La maggior parte degli altri casi, invece, è da attribuire alle varianti EG.5.1 e XBB.1.16.

Le persone colpite da Pirola hanno un’età media di 57 e 5 anni e hanno almeno una condizione cronica preesistente. Tutti i maggiorenni avevano ricevuto almeno tre dosi di vaccino, l’ultima somministrata tra 299 e 616 giorni prima dell’infezione da parte di Pirola. Alcuni avevano anche ricevuto un vaccino aggiornato come quarta dose e in 5 avevano alle spalle un’infezione da Sars-Cov-2 confermata.

I sintomi

sintomi riportati dai pazienti e constatati dai medici – si legge nel report – non sono significativamente diversi da quelli che si manifestano con altre varianti, e includono tosse, mancanza di fiato e febbre. Nessun caso è stato classificato come grave. Tuttavia, sottolineano gli autori, si tratta di una valutazione preliminare sui primi casi identificati e necessita di essere confermata.

Cosa fare

Stando all’ultimo bollettino dell’Istituto superiore di sanità del 30 agosto, l’incidenza di casi di Covid-19 in Italia è in aumento in tutte le fasce d’età, in particolare tra quelle più anziane, mentre i tassi di malattia grave sono stabili o in lieve aumento. La variante Pirola non è ancora stata individuata nel nostro paese, dove circolano in prevalenza varianti ricombinanti di Omicron (in particolare XBB.1.9, mentre è in crescita EG.5 e il suo sottolignaggio EG.5.1), “senza rischi addizionali per la salute pubblica”.

Pertanto la regola d’oro in caso di infezione è sempre quella di rivolgersi al proprio medico che consiglierà il protocollo di trattamento più adatto. In generale le persone vaccinate che non presentano fattori di rischio e manifestano i sintomi tipici di Covid possono assumere paracetamolo o ibuprofene e all’occorrenza altri farmaci da banco per alleviare i sintomi dell’infezione virale. Negli altri casi sarà il medico a decidere se opportuno procedere con l’antivirale paxlovid o, se insorge una polmonite, con cortisone. Fondamentale per le persone a rischio è evitare l’automedicazione.

Via Wired.it