La perdita temporanea dell’olfatto, l’anosmia, è un sintomo spiacevole che accompagna spesso a lungo chi ha avuto Covid-19, anche per mesi dopo la guarigione. Vari gruppi di ricerca in tutto il mondo si stanno chiedendo come intervenire, a fronte del numero crescente di consulti clinici richiesti. Oggi un gruppo dell’Università dell’Anglia orientale analizza l’uso dei corticosteroidi per favorire il recupero dell’odorato, e di altri approcci. La ricerca, pubblicata sulla rivista International Forum of Allergy and Rhinology, indica una strada alternativa. L’opzione, senza costi e senza effetti collaterali, consiste in un training, da fare in autonomia, basato sull’esposizione regolare agli odori.
In diverse patologie infiammatorie del naso, della bocca e dell’orecchio, inclusi alcuni casi di riduzione o perdita dell’udito, si utilizzano i corticosteroidi per ridurre l’infiammazione e ripristinare le abilità danneggiate. Anche in questo caso gli scienziati si sono chiesti se il trattamento con questi farmaci possa favorire il ritorno a un olfatto normale. Tuttavia, spiegano oggi gli autori dello studio, l’analisi delle ricerche mostra che le prove dei benefici dei corticosteroidi sono ancora deboli e controverse. Per questo per trattare l’anosmia gli autori sconsigliano di scegliere i corticosteroidi, che invece sono utilizzati contro altri sintomi e in scenari specifici di Covid-19.
Un’opzione che non ha alcun costo e alcun effetto collaterale riguarda il cosiddetto training olfattivo, già impiegato in altre patologie e condizioni, come altre disfunzioni olfattive post-infettive. Semplice e da fare da soli, il training si basa sulla ripetizione dell’esposizione a odori differenti per un periodo più o meno lungo. Bisogna scegliere 4 odori diversi e esporsi per alcuni secondi per due volte al giorno. Il tutto deve avvenire per qualche mese, come indicano gli autori.
Possiamo scegliere vari odori, dalla lavanda alla menta, dall’origano alla cannella, dal sugo al caffè. L’importante è svolgere il compito con regolarità e ripetere l’azione con pazienza. Gli autori ricordano che comunque il 90% dei pazienti recupera spontaneamente l’olfatto dopo un periodo più o meno lungo.
Questo addestramento “ha lo scopo di aiutare il recupero basato sulla neuroplasticità”, sottolinea Carl Philpott, docente di rinologia e olfattologia dell’università dell’Anglia orientale, nel Regno Unito, “la capacità del cervello di riorganizzarsi per compensare un cambiamento o una lesione”. Il training olfattivo non è nuovo e se ne parla già da tempo e in diversi studi. Una ricerca del 2013, condotta dall’Aristotle University of Thessaloniki, ad esempio, ha analizzato questo stesso approccio dei 4 odori per trattare anosmia dovuta a traumi o a infezioni. I risultati mostrano un migliore recupero delle abilità olfattive in chi aveva svolto il training.
Riferimenti: International Forum of Allergy and Rhinology
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