Categorie: Società

Cresce la censura online

Skype, Google Maps, YouTube, sono questi i bersagli preferiti della censura governativa nel mondo. Lo dimostra un’analisi condotta su migliaia di siti Internet registrati su 120 diversi Internet Service Provider condotta dalla Open Net Initative. Tra le nazioni più attive a porre divieti e filtri ci sono Burma, Iran, Pakistan, Arabia Saudita, Siria, Tunisia, Emirati Ararbi e Yemen.

Un fenomeno in crescita, denunciano gli esperti che hanno condotto l’indagine. Se nel 2002 gli Stati che ponevano dei filtri all’informazione su web erano appena due, nel 2006 il numero è salito a 25 sui 41 monitorati. “In cinque anni abbiamo visto non solo un’esplosione del fenomeno per quantità ma anche per qualità: oggi i filtri sono su scala più larga e molto più sofisticati”, ha commentato John Palfrey, direttore del Berkman Center for Internet and Society della Harvard Law School, il centro che ha promosso lo studio insieme all’Università di Toronto, quelle di Oxford e Cambridge.

Le ragioni dietro la censura sono prevalentemente di tre tipi: motivi politici e legati al potere, contenere un ipotetico allarme sicurezza oppure norme o leggi di comportamento sociale. L’indagine è stata condotta in gran parte in paesi né europei né nord-americani non perché in questi due continenti la censura non esista, ma perché è un fenomeno che appartiene più al settore privato che a quello pubblico.

I ricercatori hanno anche cercato di capire quali sono i mezzi con cui le persone cercano di aggirare gli ostacoli posti dai filtri governativi: “Non è facile dire quante persone cerchino informazioni proibite dai governi ma cerchiamo di tenere d’occhio l’espansione delle tecnologie che permettono di farlo”, ha spiegato Jonathan Zittrain, professore di Internet Governance and Regulation all’Università di Oxford. (l.g.)

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