Categorie: Società

Crisi d’identità per la filosofia italiana

Francesco Paolo Firrao (a cura di)
La filosofia italiana in discussione
Bruno Mondadori, 2001
pp. 544, £ 42.000

Dopo un anno circa dal convegno “Verso il 2000. La filosofia italiana in discussione”, organizzato dalla Società Filosofica Italiana e svoltosi a Firenze, ne vengono pubblicati gli atti. Gli interventi che compongono il libro mirano a riflettere, anche in forma di bilancio, sulla salute della filosofia italiana e sull’importanza che essa riveste sul piano internazionale. Il bilancio comune che scaturisce dalla discussione fra i filosofi intervenuti, di diversa e a volte contrapposta estrazione teorica, è tutt’altro che lusinghiero: storici della filosofia, filosofi teoretici, analitici e continentali, filosofi dell’etica e della politica, un po’ tutti, insomma, concordano sulla situazione di stallo in cui versa la filosofia italiana che, pur se non moribonda, è in crisi d’identità. Un comune intendere porta a mettere in discussione l’impianto storicistico, che nel Novecento ha caratterizzato la filosofia italiana, ma che oggi rappresenta un gap di originalità rispetto alle più innovative filosofie straniere. Certamente gli storici della filosofia hanno tutte le ragioni per difendersi e non manca, anche da parte dei “teoreti”, il riconoscimento dell’importanza innegabile di un’impostazione cronologica degli autori e diacronica dei problemi filosofici. Tuttavia non può non far riflettere, come sottolinea nel suo bell’intervento il “francese” Bruno Pinchard, che il filosofo dell’italianità, di un pensiero originalmente latino ed effettivamente erede della civitas romana, sia Giambattista Vico, lontano dal nostro presente di un manuale e mezzo di storia di filosofia per licei.

È opportuno comunque introdurre qualche distinguo nello stato emotivo dei filosofi italiani. I più avviliti per la situazione della filosofia italiana e per il suo peccato storicistico sono senza dubbio gli “analitici radicali”, che lamentano la difficoltà di poter sviluppare in Italia una filosofia “puramente” analitica senza dover accettare troppi compromessi con Aristotele ed Hegel. Più compiaciuti sembrano, invece, i filosofi dell’etica e della politica, che giudicano il livello della loro riflessione non inferiore a quello degli altri paesi. È tutto? Non proprio, in quanto il panorama della filosofia italiana descritto da La filosofia italiana in discussione, non sembra affatto esaustivo: tra le tematiche degli interventi spicca prepotentemente il canone dell’ermeneutica, che sicuramente riunisce nelle proprie questioni molti tra i contributi più originali degli ultimi decenni di filosofia italiana; tuttavia, anche per un’eccessiva presenza tedesca nella sua bibliografia, nel libro riveste un ruolo eccessivamente egemone.

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