di Claudia Iasillo
Da anni sopportate una suocera troppo invadente o un capo prepotente e state pianificando il delitto perfetto? Avete guardato ogni stagione o spin-off di CSI e tutte le serie televisive dello stesso genere, e pensate di aver imparato tutto il necessario per farla franca? In realtà, guardare fiction forensi, cioè serie tv che hanno per protagonista la polizia scientifica, potrebbe non essere sufficiente. Infatti, secondo uno studio di un gruppo di psicologi tedeschi dell’Università di Magonza, questo genere televisivo non migliora le abilità criminali. Commenta infatti Andreas Baranowski, autore dello studio, pubblicato di recente su International Journal of Law, Crime and Justice: “Per molti anni si è ipotizzato un qualche collegamento (tra la visione di telefilm forensi e le abilità criminali, ndr), senza che ci fossero studi appropriati a dimostrarlo”.
L’espressione “effetto CSI” indica la possibilità che le conoscenze assimilate dalle fiction forensi creino aspettative irrealistiche o addirittura influenzino alcune giurie americane. In precedenza, vari studi hanno approfondito questo aspetto, ma pochi si sono concentrati sul potenziale effetto educativo: guardare CSI insegna a commettere un delitto in maniera più efficace? Per rispondere a questa domanda, il gruppo tedesco ha condotto quattro esperimenti indipendenti.
Per prima cosa, gli psicologi hanno analizzato le percentuali di crimini risolti nel periodo 1993-2012. L’analisi statistica dei dati, ottenuti dai database dell’FBI e dell’analogo tedesco (BKA), non ha evidenziato alcun calo significativo in seguito alla messa in onda di CSI. Successivamente, i ricercatori hanno raccolto le opinioni dei principali “esperti del settore”: i criminali. Con un questionario appositamente ideato, gli studiosi hanno intervistato un gruppo di ventiquattro detenuti sulle loro “fonti di apprendimento criminale”. Secondo gli “esperti” la miglior fonte di conoscenza criminale sono gli amici ma non la tv. Il terzo esperimento è stato una prova di simulazione, in cui a quaranta studenti, scelti sulla base delle loro preferenze televisive, è stato chiesto di commettere due misfatti: rubare un computer portatile e ripulire una scena del crimine. Non è stata riscontrata alcuna differenza significativa tra spettatori e non delle fiction forensi. Infine, i ricercatori hanno chiesto ad un gruppo di 120 persone, raggruppate per età, sesso ed istruzione, di ripulire la scena di un omicidio utilizzando un ambiente ricostruito in una casa delle bambole. Quest’ultimo esperimento ha indicato che giovani uomini con una maggiore istruzione, in particolare in discipline tecniche, potrebbero potenzialmente rivelarsi criminali migliori. Il che potrebbe suggerire un eventuale effetto educativo associato all’istruzione, anziché alle serie televisive: l’importanza delle tracce di DNA, infatti, si impara sui banchi di scuola e non in tv.
Concorde con gli autori dell’articolo è Francesco Calderoni, coordinatore del Dottorato internazionale in criminologia all’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano: “E’ difficile ipotizzare un ‘effetto CSI‘ anche per l’inevitabile alterazione delle reali dinamiche investigative, necessaria per facilitarne la fruizione come prodotti di consumo. Quando guardo serie investigative o poliziesche noto sempre come la rappresentazione delle indagini e del processo di commissione del reato sia spesso distorta e irrealistica”. Il segreto per il delitto perfetto resta, in altre parole, ancora da scoprire.
Riferimenti: International Journal of Law, Crime and Justice
Articolo prodotto in collaborazione con il Master SGP di Sapienza Università di Roma