Il countdown sul sito della Nasa segna -5, ovvero meno di una settimana all’attesissimo arrivo su Marte di Curiosity, il rover della missione Mars Science Laboratory in viaggio dallo scorso novembre e ormai giunto quasi a destinazione. E mentre il Pianeta Rosso si appresta a ospitare un altro robot dopo Sojourner, Spirit e Opportunity, c’è chi si chiede se spedire un rover, un altro, sul nostro vicino di orbita serva davvero a qualcosa. Se, insomma, i costi giustifichino i traguardi scientifici che una missione come questa porterà a casa.
A proporre un’analisi dell’investimento su Marte è il Los Angeles Time, che snocciola i dati riguardo le spese delle missioni made in Usa dirette sul Pianeta Rosso. La missione Viking costò circa 1 miliardo di dollari, altrettanto fu per i gemelli Spirit e Opportunity, mentre più del doppio è il conto presentato per Curiosity. Cifre da capogiro, che se fanno storcere il naso a molti – che riterrebbero più opportuno investire i soldi della Nasa qui, sulla Terra, come fece notare tempo fa il senatore del Connecticut Joe Lieberman – c’è anche chi ritiene la spesa contenuta, o quanto meno modesta se paragonata ad altre voci.
Alden Munson del Potomac Institute for Policy Studies sostiene infatti che i costi di Marte sarebbero poco o nulla in confronto ad altre missioni targate Nasa o ai semplici costi di mantenimento di quelle in corso: nel 2011 solo la Stazione spaziale internazionale e i voli degli Shuttle (ormai in pensione) avrebbero contribuito per 4 milioni di dollari alle spese dell’agenzia. E più del doppio sarebbero invece i costi previsti per il James Webb Space Telescope, il successore di Hubble. Insomma nulla, se si considera anche che nel 2012 il Dipartimento della Difesa spenderà circa 600 miliardi di dollari. E poco, molto poco, rispetto al significato delle missioni di esplorazione marziane (per le quali comunque è previsto un taglio di budget per il 2013 da 587 a 360 milioni di dollari).
Perché quello che da sempre gli astronomi di tutto il mondo cercano di capire è se nell’ Universo esista o meno qualche altra forma di vita oltre la nostra, e Marte, che sembrerebbe essere stato un tempo più caldo e più umido di come appare oggi (con l’acqua probabilmente presente nel sottosuolo), è il candidato ideale per la caccia agli alieni. Senza contare, inoltre, che la Nasa è tra gli organismi i più adatti a guardare al nostro vicino di orbita, grazie all’esperienza accumulata nel corso del tempo. Insomma, abbandonare Marte proprio ora sarebbe un peccato e Curiosity rappresenta solo un’altra tappa di un percorso lungo (e a volte fruttuoso) iniziato anni fa e già programmato anche per il prossimo futuro, quando dopo il Mars Science Laboratory, nel 2013, sarà la volta della navicella Mavena studiare il pianeta rosso.
A onor del vero, però, Marte non è il solo candidato in cui andare a caccia di forme di vita extraterrestri. Per esempio, ci sono Europa, la luna di Giove, coperta da uno strato di ghiaccio che nasconderebbe un oceano in profondità, e Titano, il satellite naturale di Saturno, che ospiterebbe una spessa distesa di acqua. Quello che permette al nostro vicino di vincere la concorrenze è semplicemente il fatto che arrivarci è più facile e richiede meno tempo che progettare un viaggio, per esempio, diretti verso Europa. Insomma, il mito dei marziani è ancora pieno di fascino per gli americani.
via wired.it
Credit immagine a NASA/JPL-Caltech
Credo ci sia un errore nel budget indicato del Dipertimento alla Difesa (DoD); Wikipedia ( http://it.wikipedia.org/wiki/Dipartimento_della_Difesa_degli_Stati_Uniti) dice 425 miliardi.
Immagino che 600 MILIARDI sia comunque accettabile, non MILIONI come scritto nell’articolo (con una contraddizione logica: tutta la Difesa americana costerebbe poco più di metà di una missione su Marte senza equipaggio).
Grazie della segnalazione, in effetti si tratta di una svista che abbiamo provveduto a correggere: miliardi e non milioni.