Categorie: Spazio

Curiosity: tutti i segreti del rover che andrà su Marte

Per ora è il peso massimo (letteralmente) che possiamo spedire su Marte. Il rover Curosity della Nasa, praticamente un’automobile dal peso di una tonnellata circa, comincerà il suo giro sulle piste marziane nell’agosto del 2012 (la partenza della missione che lo porterà sul pianeta rosso, il Mars Science Laboratory è prevista per il 26 novembre). Compito: spedire a casa, sulla Terra, le testimonianze dell’esistenza di forme di vita elementari, come microrganismi, sia presenti sia passate (vedi Galileo, “Marte: ecco dove cercare tracce di vita“). 

Gli indizi che portano gli scienziati a credere che Marte ospiti la vita sono principalmente due. Primo, la presunta presenza di metano (una molecola organica) nell’aria (la questione, come sottolinea il New York Times, rimane infatti piuttosto controversa). Così come le mucche producono metano sul nostro pianeta, altri organismi viventi potrebbero farlo sul Pianeta Rosso. Secondo: la presenza dell’acqua. Solchi e depressioni in superficie indicano che forse un tempo su Marte fosse presente l’acqua (anche se più recentemente l’ipotesi è che il liquido si trovasse soprattutto nel sottosuolo). 

E poi c’è l’esperimento condotto dalla sonda Viking nel 1976. Lasciando cadere gocce di soluzione contente carbonio radioattivo sul suolo, questo fu successivamente rinvenuto nell’aria sotto forma di CO2. Lo stesso non accadeva se la soluzione era riscaldata fino a 160°C. Una prova, quasi, dell’esistenza di un processo vitale e non chimico del rilascio di anidride carbonica. Ma era solo una goccia nell’oceano: gli esperimenti successivi non poterono confermare il dato. Eppure, anche se test del genere non verranno ripetuti con Curiosity, la missione in partenza è comunque dotata di un set di strumenti per andare a caccia di indizi di forme di vita aliene. Eccoli, come riportati da Space.com (sul sito della Nasa dedicato alla missione invece è possibile capire dove i vari optional si trovano su Curiosity). 

Cominciamo con MastCam, l’occhio del rover. Le due telecamere che formano il sistema permetteranno non solo di osservare dall’alto, e a colori, la superficie marziana (visto che svettano sopra l’ albero maestro di Curiosity) ,ma aiuteranno anche i ricercatori impegnati nella missione a pilotare il rover. Si trova invece nella parte bassa il Mars Hand Lens Imager (Mahli), una sorta di lente di ingrandimento grazie alla quale è possibile zoommare sulle caratteristiche del suolo marziano, fotografando e acquisendo informazioni su tratti di terreno spessi appena 12,5 micrometri. Durante la fase di avvicinamento a Marte inoltre, a partire da circa tre chilometri di altezza dal suolo, verrà accesa la Mars Descent Imager (Mardi), la telecamera che registrerà un video a 5 fotogrammi al secondo della discesa sul pianeta rosso, immortalando le caratteristiche geologiche del sito di atterraggio. 

Ma immagini e video a parte, è il Sample Analysis at Mars (Sam) il fulcro centrale del rover.
Uno spettrometro di massa, un gascromatografo e uno spettrometro laser con cui analizzare i campioni prelevati dal suolo (e negli strati sottostanti alle rocce) marziano, alla ricerca degli elementi distintivi della vita (terrena): idrogeno, ossigeno, carbonio e azoto. A far compagnia a Sam, nella zona posteriore del rover, c’è CheMin (Chemistry and Mineralogy). Questo strumento servirà per studiare la composizione mineraria di Marte, e lo farà analizzando gli spettri di diffrazione prodotti da un raggio X attraverso i campioni prelevati dal braccio robotico di Curiosity. Con una logica simile lavora l’Alpha Particle X-Ray Spectrometer (Apxs), che aiuterà il Sam nell’identificazione degli elementi sparando raggi X e atomi di elio sulle rocce marziane, causando l’espulsione degli elettroni dalle loro orbite contemporaneamente all’emissione di raggi X (le cui energie associate forniscono preziosi indizi degli elementi da cui provengono). Per i campioni fuori dalla portata del braccio robotico, e per guidare il percorso del rover, c’è la Chemistry and Camera (ChemCam). Montato sulla testa della MastCam, questo speciale strumento indirizza un fascio laser a distanza sulle rocce marziane, e degli spettrografi collegati al sistema permetteranno di analizzare la luce emessa dalle rocce vaporizzate dal raggio luminoso. 

Per capire invece se Marte ospiti o meno acqua nel sottosuolo, il Dynamic Albedo of Neutrons (Dan) sparerà a terra fasci di neutroni e misurerà la velocità con cui questi vengono riflessi. La presenza di acqua, e quindi di idrogeno, è infatti rivelabile da una diminuzione della velocità con cui le particelle rimbalzano indietro. 

Il Radiation Assessment Detector (Rad) si trova sul dorso di Curiosity. È forse lo strumento che più di tutti potrà aiutare a capire quanto sia possibile mandare su Marte una missione equipaggiata. RAD infatti servirà a capire la quota di radiazioni ad alta energia (come protoni o raggi gamma) cui è sottoposta la superficie marziana, e quindi a cui sarebbe esposta un’ipotetica spedizione umana. Sul rover, poi, non poteva mancare una stazione meteorologia (Rover Environmental Monitoring Station, o Rems) per misurare temperature, umidità, pressione atmosferica e venti. 

Infine c’è il MSL Entry, Descent and Landing Instrumentation (Medli), non propriamente uno strumento a bordo. Si trova infatti nello scudo termico a protezione della missione durante la sua discesa su Marte, e misurando temperatura e pressione nei cieli marziani servirà per migliorare le caratteristiche tecniche delle sonde del futuro. 

Via Wired.it

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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