Categorie: SaluteVita

Verso il trapianto di neuroni

Un topo geneticamente predisposto all’obesità che comincia a dimagrire. E non perché messo a dieta dai ricercatori o perché abbia fatto qualche giro in più sulla ruota nella gabbietta, ma perché ha ricevuto un trapianto di neuroni nel cervello. Così che il suo circuito neuronale compromesso – quello legato al metabolismo e al controllo del peso – ha recuperato le funzioni grazie alle nuove cellule. È quanto osservato dai ricercatori guidati da Artur Czupryn del Massachussetts General Hospital, che in uno studio su Science spiegano come il successo di questo trapianto possa aprire le porte allo sviluppo di nuovi approcci terapeutici per il trattamento di patologie neuronali.

La zona del cervello su cui gli scienziati hanno concentrato l’attenzione è quella dell’ ipotalamo, coinvolto, tra le altre cose, nell’assunzione del cibo, nel bilancio idrosalinico (cioè dell’acqua e dei sali) e nella regolazione della temperatura corporea. Per capire se alcuni circuiti neuronali compromessi dell’ipotalamo potessero essere ripristinati da un trapianto di neuroni, i ricercatori hanno creato dei topi privi del gene che codifica il recettore della leptina (un ormone che agisce sull’ipotalamo, coinvolto nella regolazione del peso corporeo). Se la via di segnalazione non funziona, infatti, è noto che i topi cominciano a ingrassare.

Partendo da studi condotti nel 2005 – in cui veniva dimostrata la capacità di alcuni farmaci di sostenere la neurogenesi a livello dell’ipotalamo e di contrastare così l’aumento di peso – i ricercatori hanno provato a recuperare l’attività leptinica dei topi transgenici attraverso un trapianto neuronale.

Ecco come: hanno prelevato delle cellule progenitrici dei neuroni e dei neuroni immaturi dall’ipotalamo di un embrione di topo sano, e li hanno introdotti nell’ipotalamo dei topi transgenici obesi. Ebbene, le nuove cellule si sono ambientate, differenziandosi in quattro sottotipi e formando sinapsi (cioè collegamenti) con i neuroni dell’ospite.

Gli effetti di questa integrazione si sono visti presto. L’aumento di peso dei topi trapiantati, infatti, è stato fino al 30% inferiore rispetto a quello del gruppo di controllo. Una prova, in altre parole, della capacità delle cellule donatrici di ristabilire parzialmente la via di segnalazione legata alla leptina.

“È interessante notare che questi neuroni embrionali erano collegati con meno precisione di quello che si potrebbe pensare”, ha commentato Jeffrey Flier della Harvard Medical School, uno degli autori dello studio: “Eppure questo non sembra avere importanza. In un certo senso questi neuroni funzionano come antenne che sono state immediatamente capaci di raccogliere il segnale della leptina”.

Lo studio, come precisano i ricercatori, non vuole supportare l’idea di un trapianto neuronale come trattamento per l’ obesità, ma solo dimostrare la potenzialità di recupero di circuiti neuronali compromessi attraverso il trasferimento di cellule donatrici a uno specifico stato di maturazione.

Via: Wired.it

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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  • Pur essendo interessato ai progressi e alle scoperte scientifiche provo un sincero dispiacere ogni volta che ho la prova del basso livello culturale di uomini e donne che invece si considerano l'elite della razza umana: gli scienziati. Queste persone trovano normale torturare e uccidere altri esseri viventi giustificando il loro comportamento come necessario al bene comune invece che aloro portafoglio e al loro prestigio. Trovo poco intelligente l'incapacità di uscire da schemi mentali per cui viene considerato normale e quasi rassicurante una tale crudeltà. In questo caso poi lo trovo particolarmente disgustoso trattandosi per la maggior parte di problemi causati dall'ingordigia e dall'egoismo diffuso nei paesi dove il benessere è più diffuso.

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