Dal laboratorio al mercato

C’è la crema polifunzionale idratante per il giorno. C’è la crema protettiva anti-età per la notte. E c’è la linea completa con latte idratante e creme per ogni momento della giornata. Insomma, un set di cosmetici come ce ne sono tanti. Non fosse per il particolare che l’uso del principio attivo contenuto in vasetti e flaconi, il trealosio, è stato studiato nientemeno che dai laboratori dell’Istituto nazionale per la fisica della materia. E se gli austeri laboratori dei fisici diventano una risorsa di conoscenza persino per la frivola industria dei belletti, è segno che forse qualcosa sta effettivamente cambiando anche da noi nel rapporto tra mondo della ricerca e quello delle imprese. E che il tanto inseguito “trasferimento tecnologico” comincia a dare i suoi risultati. Merito anche di enti di ricerca come appunto l’Infm il cui quarto congresso nazionale (l’InfMeeting 2001, tenutosi a Roma dal 18 al 22 giugno) ha appena chiuso i battenti.

Nato sei anni fa per coordinare e stimolare la ricerca in fisica della materia (un settore assai vasto sotto cui ricadono studi di interesse strategico come quelli sui nuovi materiali, sui semiconduttori e componenti per l’elettronica, sulle tecnologie avanzate per le telecomunicazioni o sulla biofisica), l’Infm è oggi l’istituto di riferimento per quasi tremila ricercatori che lavorano in 38 sedi universitarie sparse dal Trentino alla Sicilia, in un laboratorio nazionale (il Sincrotrone di Trieste) e in un secondo laboratorio istituito ad Agrate in partnership con un colosso dell’elettronica come ST-Microelectronics. E se la ricerca di base continua a essere la spina dorsale delle attività dell’istituto, negli ultimi anni si sono moltiplicati gli sforzi per far sì che questa mole di conoscenze di altissimo livello uscisse dai laboratori e prendesse la strada dell’industria e della produzione.

“Favorire il trasferimento tecnologico e la nascita di società spin-off è uno dei compiti in cui abbiamo investito più energie in questi ultimi anni”, afferma Flavio Toigo, presidente dell’Infm. E se è vero che i 4,3 miliardi incassati dall’istituto nel 2000 grazie a contratti industriali sono ancora una porzione piuttosto piccola rispetto ai 180 del bilancio complessivo, è anche vero che questa voce del budget è raddoppiata in appena tre anni, dato che solo nel 1998 i contratti con le imprese portavano in cassa poco più di due miliardi. “Collaboriamo sia con le piccole e medie imprese, che tradizionalmente hanno pochi mezzi da investire nella ricerca di base e che possono quindi attingere al nostro patrimonio di conoscenze, sia con colossi multinazionali per lo sviluppo di nuove tecnologie di punta”, prosegue Toigo.

“Prima di tutto è servito un grosso lavoro organizzativo e di potenziamento delle strutture”, racconta Roberto Cingolani, vicepresidente dell’istituto, “oggi abbiamo circa una decina di siti in tutto il paese dotati di clean room, impianti per la sintesi dei materiali e laboratori di punta. Abbiamo poi una struttura organizzativa che si occupa della gestione dei brevetti e anche di aiutare le società spin-off nella preparazione del loro business plan”. E sono ormai una trentina le invenzioni uscite dai laboratori Infm e coperte da brevetto internazionale. Numerosi e assai diversificati i settori di interesse. Nel triennio 1998-2000, il 22 per cento dell’importo dei 135 contratti industriali è arrivato dal campo biomedico e dell’industria alimentare, il 26 per cento da quello dell’ambiente, energia e delle tecnologie per la sicurezza, il 18 per cento dal settore della microelettronica e delle telecomunicazioni e il 12 per cento da quello dei trasporti, della meccanica e della metallurgia.

Ma altrettanto strategica e importante è la comunicazione sulle tecnologie e le competenze a disposizione nei laboratori Infm e nelle società già nate per il loro sfruttamento commerciale. Insomma, il mercato e gli investitori devono sapere chi sa fare cosa, dove lo fa e a cosa può servire. Per questo, dalla collaborazione tra l’Infm e i Dipartimenti di ingegneria biofisica ed elettronica, e informatica sistemistica e telematica dell’Università di Genova, è nato per esempio il sito Spin-off On Board: un database con l’ubicazione, le competenze e i contatti di tutte le società spin-off germogliate nei laboratori universitari e degli enti di ricerca. Un altro database di tutte le tecnologie Infm è in costruzione proprio in queste settimane e entro quest’anno sarà a disposizione sul sito dell’istituto stesso.

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