Dal Nuovo Mondo all’America

Massimo DonattiniDal Nuovo Mondo all’AmericaCarocci, 2004pp. 207, euro 17,30Pochi eventi hanno così pesantemente inciso nella storia dell’umanità come la scoperta dell’America, avvenuta l’11 ottobre 1492. Da quel momento in poi, da quando le tre caravelle di Colombo sono sbarcate sulle coste occidentali dell’Atlantico (in realtà su una piccola isola delle Bahamas), niente è stato più uguale a prima. Non ci vuole molto a riconoscere la verità di questa affermazione. Meno scontato è invece analizzare il contesto storico, sociale e culturale che vi è sotteso, le condizioni che hanno reso possibile la scoperta del Nuovo Mondo e le conseguenze che ne sono derivate. Significa prendere in esame il prima e il dopo, con le trasformazioni che l’America ha portato da una parte e dall’altra dell’oceano. Perché se l’irruzione dei conquistadores ha sconvolto le società e le culture indigene del posto e ha sopraffatto le civiltà precolombiane, Maya, Inca e Mexica, è anche vero che quella scoperta ha radicalmente trasformato la cultura europea e l’ha costretta a ripensare se stessa.Massimo Donattini, docente di Storia moderna presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università degli Studi di Bologna, ricostruisce in questo libro il percorso della scoperta dell’America, inserendola in una in una visione composita e articolata del mondo che abbraccia i secoli XV e XVI. Il 1492 è una data cha fa da spartiacque, che segna, non a caso, il passaggio di un’era, dal Medioevo all’Età Moderna. È allo stesso tempo un punto di arrivo e un punto di partenza di percorsi storici articolati, che è necessario ricostruire per la giusta collocazione di un evento di cui tutti noi, oggi, siamo in parte figli. Come mai, per esempio, è stata l’Europa a scoprire l’America e non viceversa? Perché gli europei, e non i cinesi o gli arabi? E quanto la scoperta è stata frutto del caso, della persuasione, apparentemente bizzarra, di un navigatore genovese di poter raggiungere l’Oriente navigando verso Occidente? Il libro di Donattini parte da un punto di vista molto chiaro: che dietro alla scoperta dell’America si celi una molteplicità di relazioni che ha modificato il vecchio e il nuovo mondo in modo irreversibile. Nel 1492 Europa e America intrapresero un cammino comune. Non si trattò di una scelta consensuale, né pacifica. Dall’altra parte dell’Atlantico gli europei si presentarono a casa altrui come i nuovi padroni: spazzarono via in fretta gli equilibri delle popolazioni autoctone e le piegarono ai loro interessi con la guerra e le armi da fuoco. Tuttavia una tale ricostruzione storiografica, per quanto corretta, è parziale e incompleta perché non tiene conto della reciprocità del cambiamento avvenuto. La trasformazione del mondo è stata bilaterale, anche se è avvenuta a due velocità: al repentino sconvolgimento della vita americana ha fatto eco la lenta presa in carico degli europei di una realtà nuova. Questo ha costretto gli europei a ridisegnare lo spazio e la propria raffigurazione del mondo, a entrare a conoscenza di popoli nuovi e interrogarsi sulla loro identità, sul valore relativo o assoluto della religione, sulla missione di evangelizzazione del cristianesimo. Meno dirompente e più nascosta, ma non meno profonda, quindi, è la revisione della cultura occidentale, che si specchia nella realtà naturale e umana della nuova America.

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