Poche ore ancora e la sonda Dart si schianterà contro il Dimorphos, il piccolo asteroide scelto come bersaglio per studiare se, e come, potremmo fermare uno degli asteroidi pericolosi diretto verso il nostro pianeta, in caso di bisogno. Un evento storico, se pensiamo che con tutti i progressi fatti dalla scienza nell’ultimo secolo, al momento siamo ancora del tutto impotenti di fronte ai pericoli che vengono dallo spazio. E se è vero che la Nasa e l’Esa stanno catalogando da tempo gli oggetti potenzialmente pericolosi che passano nei pressi del nostro pianeta, e nessuno di quelli noti rappresenta un rischio almeno per tutto il secolo in corso, è vero anche che attualmente conosciamo solo il 40% di quelli esistenti. E che i passaggi ravvicinati (si fa per dire, ovviamente) sono davvero all’ordine del giorno. Qualche esempio? Ecco qualcuno degli asteroidi più pericolosi che si aggira nei pressi del nostro pianeta.
DART: parte la missione della Nasa per colpire un asteroide
Oggetti potenzialmente pericolosi
Per iniziare, è bene sottolineare che se il nostro Sistema Solare ospita probabilmente milioni di asteroidi di ogni forma e dimensione, non tutti ovviamente rappresentano un pericolo per il nostro pianeta. A farci paura sono quelli che si muovono su un’orbita che li porta abbastanza vicino alla Terra da rendere una collisione quanto meno possibile, e di dimensioni sufficienti per fare danni concreti una volta entrati nella nostra atmosfera. In inglese vengono definiti Potentially Hazardous Object (Pho), o oggetti potenzialmente pericolosi, e la loro definizione formale parla di asteroidi o comete con un diametro di almeno 150 metri e un’orbita con una distanza minima dalla Terra inferiore a 0.05 unità astronomiche, pari a sette milioni e mezzo di chilometri, o circa 19 volte e mezzo la distanza che ci separa dalla Luna. Un oggetto simile ha chance sufficienti di poter entrare in rotta di collisione con il nostro pianeta in futuro, e in caso di impatto causerebbe danni di entità mai registrata nella storia umana.
Attualmente si conoscono solo 20 oggetti potenzialmente pericolosi con una probabilità di impatto con la terra non nulle (per quanto minime), e nessuno per il quale il rendezvous potrebbe arrivare nell’arco del prossimo secolo. Come dicevamo, però attualmente la Nasa stima di aver individuato appena il 40% degli oggetti potenzialmente pericolosi che si annidano nello Spazio, e anche se ormai se ne scoprono di nuovi al ritmo di circa 500 l’anno, calcola che serviranno altri 30 anni per catalogarne il 90%, un obbiettivo stabilito per il 2020, ma che evidentemente si è rivelato ben più difficile del previsto.
La cometa
Passando alla nostra parata di asteroidi pericolosi, iniziamo con un imbucato d’eccezione. Non si tratta infatti di un asteroide, e non è nemmeno passato nei pressi della Terra. La Shoemaker-Levy 9 però è stata comunque protagonista di una delle più catastrofiche e spettacolari collisioni celesti dei giorni nostri, schiantandosi contro Giove nel luglio del 1994, con una potenza tale da lasciare per mesi un buco delle dimensioni del nostro pianeta nelle nubi del gigante gassoso. L’evento, ripreso da moltissimi osservatori e dal telescopio spaziale Hubble, ebbe un’incredibile risonanza, aprendo gli occhi del mondo sui pericoli di un incontro ravvicinato con un gigante spaziale. Per la Nasa, l’avvenimento significò un importante aumento di fondi per la ricerca di Near Earth Object (ovvero gli oggetti che orbitano nei pressi della Terra), con l’obbiettivo iniziale di mappare il 90% di quelli sopra il chilometro di diametro (raggiunto facilmente entro i tempi previsti) e poi di fare lo stesso con quelli sopra i 140 metri (obbiettivo che invece, come abbiamo visto, per ora continua a rimanere sfuggente). Per Hollywood, invece, iniziò il periodo dei blockbuster catastrofici a sfondo spaziale, con l’uscita di ben due colossal, “Armageddon” e “Deep Impact”, nel solo 1998. Se Dart è in volo verso la sua destinazione, comunque, è anche per merito della cometa Shoemaker-Levy 9.
Tunguska
Tornando sulla Terra, il più potente impatto di un meteorite sul nostro pianeta di cui si abbia testimonianza è stato il cosiddetto evento di Tunguska, provocato nel 1908 dalla caduta di un meteorite di circa 60-80 metri di diametro in un’area sperduta della Siberia Centrale. L’esplosione dell’asteroide, avvenuta a diversi chilometri dal suolo, generò un bagliore che venne percepito a oltre 700 chilometri di distanza, e un’onda d’urto sufficientemente potente da abbattere tutti gli alberi presenti in un’area di oltre duemila chilometri quadrati. Se avvenisse qualcosa di simile in un’area abitata, le conseguenze sarebbero chiaramente drammatiche. Si calcola comunque che eventi di questa portata capitino circa una volta ogni 300 anni, e che quindi statistica alla mano, dovremmo essere al sicuro almeno per un altro paio di generazioni.
Apophis
Veniamo quindi agli incontri realmente terrificanti. 99942 Apophis è un asteroide di circa 340 metri di diametro scoperto nel 2004, che per anni si è ritenuto potesse entrare in rotta di collisione con il nostro pianeta. I calcoli e le osservazioni più recenti hanno permesso di escludere la possibilità, almeno nel corso di questo secolo, ma rimane destinato a un passaggio veramente ravvicinato con la Terra: il 13 aprile del 2029 sfiorerà il nostro pianeta ad una distanza di appena 31mila chilometri dalla superficie. Per fare un paragone, la Luna dista circa 350mila chilometri, e i satelliti geostazionari per le telecomunicazioni sono normalmente messi in orbita a circa 36mila chilometri.
Bennu
Ne abbiamo scritto in passato quando è stato raggiunto dalla missione Osiris Rex della Nasa, la prima missione che ha raccolto campioni di un asteroide direttamente alla fonte. Bennu però ha fatto parlare di sé anche per altri motivi: nei prossimi secoli passerà pericolosamente vicino al nostro pianeta, e in diverse occasioni. Fortunatamente per noi, i rischi (minimi) di un impatto sulla Terra si concentrano negli ultimi decenni del 2100 e i primi del 2200, quando la probabilità di uno scontro raggiungerà in media lo 0,05%. Se mai dovesse capitar davvero, le conseguenze potrebbero comunque essere devastanti: con un diametro medio di 500 metri, l’esplosione risultate raggiungerebbe circa i 1.200 megatoni di potenza. Speriamo che per quel giorno, anche grazie alla missione Dart, l’umanità sarà in grado di difendersi.
2019 OK
Concludiamo con un asteroide che ci ha ricordato l’imprevedibilità dell’Universo. 2019 OK venne individuato di colpo il 24 luglio del 2019 ad appena un milione e mezzo di chilometri dalla Terra, e ad appena un giorno dal momento in cui avrebbe raggiunto la distanza minima dal nostro pianeta. Il 25 luglio, all’una e ventidue (Utc) del mattina, ci ha mancato di appena 70mila chilometri, sfrecciando a circa 88.500 chilometri al secondo. Un evento estremamente raro, visto che asteroidi delle sue dimensioni solitamente vengono individuati con maggiore preavviso, e raramente passano così vicini al nostro pianeta; ma non per questo – evidentemente – impossibile. Il diametro di 2919 OK è stimato tra i 50 e i 100 metri, e un impatto con la superficie avrebbe quindi avuto conseguenze potenzialmente devastanti se fosse avvenuto in una zona abitata.
Via: Wired.it