Dighe a misura di ecosistema

La Commissione mondiale sulle dighe (Wcd) ha riconosciuto le proprie colpe nei disastri ambientali che hanno compromesso la vita di milioni di persone. Dopo aver analizzato 900 casi in 56 paesi, è stato redatto un documento che è “una pietra miliare sulla strada dello sviluppo del XXI secolo”, come lo ha definito il professor Kader Asmal presidente della Commissione e ministro dell’Educazione del Sudafrica. C’è stata la volontà di avvicinare sia il punto di vista della difesa dei diritti umani che le intenzioni della Banca Mondiale, il principale finanziatore di dighe nel mondo. Il rapporto infatti, sottolineando l’importanza di questi giganti di cemento che forniscono il 19 per cento dell’energia mondiale e consentono l’irrigazione del 30-40 per cento dei 271 milioni di ettari coltivabili, ha però mostrato come queste dighe siano anche state la causa della morte di 13.500 persone e la rovina di milioni di altre. Solo negli ultimi cinquant’anni tra i 40 e gli 80 milioni di uomini sono stati costretti ad abbandonare le loro terre per far posto alle dighe. Ma da adesso in poi si dovrà tenere conto delle conclusioni di questo rapporto che mette al centro dei futuri progetti l’impatto sulla popolazione e sull’ecosistema. (a.s.)

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