Divulgazione, questa sconosciuta

Umberto e Giovanni Scapagnini,
La manutenzione della vita,
Mondadori, Milano, pp. 188, lire 28.000

Se qualcuno mi chiedesse un brutto esempio di divulgazione scientifica, lancerei una lunga occhiata, cupida, a questo “La manutenzione della vita, tutti i segreti per non invecchiare” di Umberto e Giovanni Scapagnini. L’occhiata cupida poi diventerebbe una paralisi di sguardo se dovessi spiegare con un esempio cos’è un uso improprio delle vicende di “tangentopoli”, come si fa self-promoting col pretesto di diffondere il sapere o come riciclare gli avanzi dell’industria farmaceutica nel nome del benessere, se non della nazione, almeno di chi ci vive. Ma andiamo per ordine.

Scapagnini major, l’Umberto, è una vera forza della natura. Ordinario di farmacologia all’Università di Catania, deputato di Forza Italia al Parlamento Europeo dove presiede la commissione industria e sviluppo tecnologico, abitué delle reti Fininvest, titolare di uno studio medico dove misura il cosiddetto invecchiamento biologico di persone che hanno deciso di dichiarar guerra al proprio atto di nascita, attento ai rapporti con l’industria farmaceutica (alla fine del libro ringrazia Francesco Della Valle, ex amministratore delegato dell’industria Fidia messa in fallimento qualche settimana fa, uomo passato alla storia per aver dimostrato che una propaganda farmaceutica martellante può trasformare l’acqua fresca in una conditio sine qua non per guarire le malattie del sistema nervoso).

Scapagnini minor, il Giovanni, è un giovane medico che si occupa di etnomedicina, argomento al quale è riuscito a interessare anche il padre, in qualche caso con argomenti irresistibili. “Nella mia esperienza personale – dice l’Umberto a proposito di un afrodisiaco cinese a base di corna di cervo pantocrino – il rimedio si è rivelato molto più efficace quando consumato sul posto…Potenza delle latitudini, della freschezza degli estratti o del fascino delle partner orientali?”.

Ma Scapagnini major non ci racconta solo come passava le giornate delle sue missioni scientifiche. La prima idea forte del libro è che un vincolo strettissimo lega tre sistemi chiave del nostro corpo, quello nervoso, quello delle ghiandole endocrine e l’immunitario che ci protegge da malattie come infezioni o cancro. Ecco perché occorre un nuovo sapere – la psiconeuroendocrinoimmunologia- per spiegare, per esempio, come degli stress psicologici possano avere conseguenze nefaste e inimmaginabili.

Sapere al quale il pragmatico Scapagnini major ha dato un contributo consegnato alla storia. “Io stesso – racconta – battezzai quest’incontro multidisciplinare col termine Pnei, sigla sintetica molto più comoda della sua dizione per esteso”. La Pnei – che per la verità meriterebbe ben altri esegeti – è l’ultima frontiera della psicosomatica, traccia un nuovo ordine del mondo, è un davanzale dal quale le cose umane assumono un significato diverso, anche tragico. “Gli avvenimenti di Tangentopoli – scrive -hanno, purtroppo, con puntualità allucinante dimostrato il tragico rapporto tra stress e cancro…Ho studiato con una certa cura i tempi e le modalità d’incidenza e il tipo di tumori che hanno colpito i protagonisti negativi di vicende giudiziarie e devo confermare che il tumore più diffuso è quello dei polmoni, indipendentemente dal fatto di essere o no fumatori”, malattia seguita da disturbi urinari di vario genere.

E per non far pensare che nello scrittore pulsi il cuore dell’uomo politico anziché l’animo dello scienziato, fa gli esempi di “un capace e notissimo ex presidente della Regione” e di “uno dei nostri più grandi statisti”. Arcana poi – aggiunge – la simmetria tra articoli del codice penale e malattie, ”è come se esistesse una particolare recettività per l’apparato urogenitale dei fenomeni negativi da stress per chi è accusato o solo indagato per reati connessi all’associazione di stampo mafioso”. E, aggiunge, “penso all’alto funzionario di polizia condannato per contiguità alla mafia e che ho visto dalle immagini televisive trasformarsi drammaticamente durante i lunghi mesi di detenzione da un vigoroso uomo d’azione in un vecchio devastato”.

Lo studioso non può restare indifferente: “vorrei consigliarli di verificare con cura la funzionalità urogenitale e respiratoria e di fare degli accertamenti antitumorali perché mentre combatte per dimostrare la sua innocenza, non debba cedere al proliferante assalto di cellule impazzite”. Non è da escludere che il professore universitario suggerisca tesi di laurea su possibili associazioni tra falso in bilancio e adenocarcinoma bronchiale, associazione a delinquere e cancro in situ vescicale, esportazione illecita di capitali e oat-cell carcinoma del polmone.

Ma nelle pagine, i due parlano anche di altro. Di come gli anni possano pesare sulla memoria e sulle prestazioni sessuali, delle differenze transculturali nell’affrontare i guasti del tempo e di come la clessidra lavori in modo diverso nei singoli. Geni e ambiente, cioè abitudini di vita, hanno la loro parte nell’accelerare o rallentare a seconda dei casi la velocità con cui scivolano gli anni e la polvere.

Per fortuna – non si sa bene di chi, o forse sì – con certe analisi si può misurare l’entità del deterioramento temporale, quanto cioè sono ridotte le funzioni fisiologiche dell’organismo. Si può cioè misurare l’entità dell’invecchiamento biologico – dicono i due – e se e in che misura sia avanzato alla velocità di quello anagrafico. Su quest’idea Scapagnini major ha fondato la sua attività libero-professionale, girando a proprio vantaggio le nevrosi anagrafiche di tante signore e signori di mezza età.

In ogni caso, l’invecchiamento biologico, come del resto la Pnei, è una occasione; di fare propaganda politica. Uno dei casi clinici riportati è quello di un “imprenditore, politico”, un caso da gioco a premi “Indovinate chi è?”. “Il (suo) rapporto cervello-ormoni-sistema immunitario – riferisce Scapagnini con la soddisfazione di chi è penetrato nel bosco delle meraviglie o, forse, nelle pareti di Fort Knox – è così rapidamente adattabile, così resistente agli stress esterni e sostenuto da una tale energia e carica vitale, da porlo positivamente al di fuori della norma. Il segreto della sua capacità di successo in tutti i campi è probabilmente legato a questo mix straordinario condito di qualcosa d’imponderabile”. Manca solo l’invito alla venerazione. Quando era solo imprenditore, “la sua età biologica era già largamente favorevole (+8 anni). Era ulteriormente e rapidamente migliorata con cure preventive equilibrate tra antiossidanti, immunomodulatori naturali ed energizzanti nutrizionali (+14 anni)”. Vivaddio, la prossima volta che vedremo in tv Silvio da Arcore, sapremo che quel bel caratterino e quella vivacità non sono tutte farina del suo sacco.

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