Spazio

Le basi del DNA potrebbero davvero venire dallo Spazio

Le 5 basi azotate del dna e dell’rna, precursori della vita, sono state rintracciate in alcuni campioni di meteoriti, frammenti restanti dall’impatto di piccoli asteroidi sulla Terra. La scoperta, ottenuta da un team giapponese dell’università di Hokkaido insieme a un gruppo della Nasa, aggiunge un tassello importante alle conoscenze attuali. Finora, infatti, gli scienziati avevano trovato nei meteoriti soltanto 3 delle 5 basi del dna e dell’rna. I risultati, pubblicati su Nature Communications, non indicano che la vita o il dna – la cui formazione è tuttora sconosciuta – arrivino dagli asteroidi ma segnalano che queste 5 molecole (le 5 basi) potrebbero provenire dallo Spazio.


Origine della vita, c’è un nuovo ingrediente per il brodo primordiale


Le scoperte precedenti

L’origine della vita, il tema della comparsa delle prime cellule e di proto-organismi dotati di dna, è da sempre dibattuto dalla comunità scientifica. Ancora non ci sono risposte certe, ma diversi modelli che schematizzano quello che potrebbe essere avvenuto intorno ai 3,7 miliardi di anni fa. Le 5 basi sono adenina, citosina, guanina e timina e uracile. Già circa 50 anni fa gli scienziati avevano individuato all’interno di alcuni meteoriti la presenza di adenina, guanina e altri composti organici, cui poi si è aggiunto l’uracile. Mentre mancavano all’appello citosina e timina. Precedenti simulazioni in laboratorio indicavano però che anche queste due avrebbero potuto essere presenti.

Le “basi” ci sono tutte

Così qualche anno fa il team giapponese, guidato dal geochimico Yasuhiro Oba e insieme agli astrochimici della Nasa, ha sviluppato un metodo per estrarre i composti chimici dalla polvere di meteorite liquefatta in maniera precisa e senza danneggiarli. Gli autori hanno esaminato 4 campioni di particolari meteoriti caduti qualche decennio fa in Australia, in Colombia Britannica e in Kentucky. 

I meteoriti in questione sono ricche di carbonio e dette condriti carbonacee, contengono acqua e materiali organici e potrebbero aver portato sulla Terra l’acqua e alcune di queste molecole. Il metodo ha permesso di identificare anche le altre due basi, fra cui la citosina è molto fragile. Ora sappiamo che un set completo delle basi che compongono dna e rna erano presenti sulla Terra quando la vita è emersa, come sottolinea Yasuhiro Oba, coautore dell’università di Hokkaido.

Come interpretare il risultato

Queste basi si sono poi legate insieme (nel dna adenina con timina, e guanina con citosina, nell’rna la timina è sostituita dall’uracile) e combinate con zuccheri e gruppi fosfato, dando origine agli acidi nucleici dna e rna, pilastri alla base della vita sulla Terra. La ricerca suggerisce che le 5 basi potrebbero essere arrivate dallo Spazio. Tuttavia, il dibattito sulla provenienza resta ancora aperto: oltre all’ipotesi spaziale c’è quella che prevede a formazione di questi mattoncini costituenti all’interno di un brodo primordiale che conteneva tutti gli elementi necessari all’evoluzione chimica prebiotica. 

Un dubbio

Il cosmochimico Michael Callahan della Boise State University, nell’Idaho, che fra l’altro ha collaborato con uno degli autori per altre misure relative ai meteoriti, ha sollevato un dubbio in un articolo su ScienceNews sull’interpretazione dei dati. Visto che nel punto del prelievo dei campioni la concentrazione di alcuni composti (non tutti), fra cui però anche citosina e uracile, è 20 volte più alta di quella presente sui meteoriti, l’esperto si domanda: è possibile che ci sia stata una contaminazione terrestre

Lo scienziato è convinto dell’affidabilità dei risultati ottenuti dai colleghi, ma si chiede se la provenienza degli elementi rintracciati sia effettivamente extraterrestre. Ancora non ci sono conferme e, come sempre nella scienza, bisognerà attendere ulteriori approfondimenti. Con la consapevolezza che ogni passo avanti ci fornirà sempre più informazioni sull’origine della vita.

Via: Wired.it

Credits immagine: Andy Holmes on Unsplash

Viola Rita

Giornalista scientifica. Dopo la maturità classica e la laurea in Fisica, dal 2012 si occupa con grande interesse e a tempo pieno di divulgazione e comunicazione scientifica. A Galileo dal 2017, collabora con La Repubblica.it e Mente&Cervello. Nel 2012 ha vinto il premio giornalistico “Riccardo Tomassetti”.

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