Mangiamo tanta, troppa carne. A fronte di un consumo mondiale che aumenta annualmente è importante capire se sia possibile combinare una dieta equilibrata e nutriente con la sostenibilità ambientale. Non è necessario diventare vegani o vegetariani: basterebbe ridurre il consumo di carne integrando nella nostra dieta cibi altamente nutrienti come insetti, farine proteiche a base di funghi, alghe e alimenti in provetta. A ribadire che dovremmo cambiare le nostre diete se teniamo all’ambiente e alla salute, soprattutto nella parte ricca del mondo, è oggi un lavoro pubblicato su Nature Food.
La ricerca confronta tre regimi alimentari ottimizzati tenendo conto sia dell’apporto nutrizionale che dell’impatto ambientale in termini di CO2 emessa ed utilizzo di acqua e suolo. Il primo è un regime onnivoro in cui però gli alimenti di origine animale sono stati limitati rispetto alla dieta mediamente consumata in Europa, a favore di alimenti a base vegetale. Il secondo è un regime completamente vegano. Il terzo, invece preclude il consumo di carni, latticini, uova, pesce/frutti di mare e grassi animali sostituiti esclusivamente con cibi innovativi, prodotti in laboratorio oppure a base di alghe, funghi e insetti. In tutti e tre i casi gli autori sono riusciti a combinare un buon apporto calorico per il nostro organismo con una riduzione significativa dell’impatto ambientale rispetto alla dieta europea ricca di carne. Inoltre, nessun regime è apparso nettamente preferibile rispetto ad un altro: per tutti si riuscivano ad ottenere riduzioni di uso di suolo, potenziale global warming e acqua dell’80% ed oltre. La conclusione dunque è che non occorre escludere del tutto la carne dalle nostre tavole, ma limitare il suo utilizzo, come più volte suggerito, può sicuramente aiutare l’ambiente. E la carne in provetta, gli insetti e alghe sembrerebbero davvero delle ottime alternative proteiche e poco inquinanti, anche se potrebbero non essere (ancora) particolarmente allettanti per tutti i palati.
La completa messa al bando della carne è un argomento dibattuto e controverso nel mondo come evidenziato anche da una review pubblicata su Annual Review of Resource Economics. Gli allevamenti intensivi sono i responsabili di un terzo delle emissioni di gas serra. Inoltre, la produzione di carne richiede un uso maggiore di suolo ed acqua rispetto a quella di alimenti a base vegetale. Senza dimenticare che il consumo eccessivo di carne, specialmente quella rossa e lavorata, può avere effetti negativi sulla salute umana. Su alcuni più di altri nei paesi ricchi dove i consumi sono mediamente molto alti. Basti pensare che nel 2018 il consumo annuale procapite di carne nel Nord America era di circa 100 kg contro i 10 kg dell’Africa.
La carne, nella giusta quantità, è invece una ricca fonte di nutrienti. Includerla nella dieta soprattutto delle popolazioni che vivono nelle regioni più povere può ridurre le carenze nutrizionali molto diffuse e promuovere la salute, spiegano i ricercatori dell’Università di Bonn, autori della review. Inoltre, in questi stessi paesi spesso non sono disponibili o non sono convenienti tutto l’anno, alternative nutrienti a base vegetale.
Infine, gli allevamenti di bestiame e l’indotto intorno alla produzione di carne sono un’importante fonte di reddito: una loro ingente riduzione rischia di penalizzare pesantemente economie già in difficoltà. Chi dovrebbe rinunciare, pesantemente alla carne, siamo noi, i paesi ricchi. Quanto? Almeno per il 75% avvertono gli esperti.
Riferimento: Nature Food, Annual Review of Resource Economics
Credits immagine: ivabalk via pixabay
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