Dna come microchip

    Da molecola della vita a mattone per dispositivi elettronici di prossima generazione. Il Dna, dopo oltre mezzo secolo come protagonista della biologia, conquista l’attenzione degli scienziati anche per le sue proprietà di conduzione elettrica. L’obiettivo è riuscire a sfruttare la doppia elica per costruire circuiti più piccoli, veloci ed efficienti di quelli tradizionali basati sul silicio. Delle ricerche di frontiera della nanoelettronica biomolecolare si discute a Modena il 7 e 8 ottobre in occasione del workshop internazionale Dna-Based Nanowires, promosso da S3, il centro di ricerca dell’Istituto nazionale di fisica della materia (Infm) del Cnr, in collaborazione con l’Università di Modena. Le molecole di Dna sono candidati ideale per i circuiti elettronici di dimensioni nanometriche: sono fili di dimensioni microscopiche, presentano ottime proprietà meccaniche e, soprattutto, capacità di auto-assemblaggio e auto-riconoscimento perfezionate nel corso di miliardi di anni. Nuove prospettive di queste applicazioni si aprono anche in biologia. Si potranno comprendere meglio i processi di riparazione del Dna danneggiato da radiazione ultravioletta o dalle reazioni che producono radicali liberi. La riparazione della catena di Dna, infatti, avviene tramite trasferimento di carica elettrica che ripristina il legame molecolare. Il workshop, presieduto da Rosa Di Felice (Centro S3, Infm-Cnr, Modena), ospita interventi dei maggiori esperti nel campo dell’elettronica biomolecolare. (a.c.)

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