E il Papa benedice il progresso

E’ un Papa ottimista sul futuro della scienza quello che si accinge a celebrare il Giubileo del 2000, “il primo dell’era elettronica” come lui stesso lo ha definito. L’uso della medicina, la salvaguardia dell’ecosistema e le innovazioni tecnologiche potrebbero cambiare il destino dell’intera umanità rendendola “un’unica famiglia”. Certamente il fatto che Giovanni Paolo includa tra i segni di speranza per l’inizio del millennio la scienza non è una novità assoluta, ma incuriosisce perché sono più note, e frequenti, le sue denuncie sui mali del secolo.

Ecco alcuni passi del discorso del Pontefice durante l’udienza generale del 18 dicembre del 1998, davanti a circa ottomila persone: “E’ indubbio che l’esistenza umana sul nostro pianeta, a livello personale e sociale, abbia conosciuto e continui a sperimentare un notevole miglioramento, grazie allo straordinario sviluppo scientifico” e “anche il progresso della tecnica, quando è rispettoso dell’autentica e integrale promozione umana, deve essere accolto con ricononoscenza, anche se, com’è ovvio, la scienza e la tecnica non sono sufficienti a colmare le aspirazioni più profonde dell’uomo”. Tra i “segni di speranza” presenti in questa fine di millennio, il Papa ha posto la medicina (quando “migliorano con mezzi leciti l’esistenza globale dell’uomo, riflettono in modo eloquente l’intenzione creatrice e salvifica di Dio”), le comunicazioni sociali (“se i mass media saranno gestiti in modo da garantirne il controllo democratico, e facendone veicoli di di autentici valori, l’umanità potrà godere di grandi benefici e si sentirà un’ unica grande famiglia”) e l’ambiente (“le minacce che gravano sul futuro dell’umanità, a motivo del mancato rispetto degli equilibri dell’ecosistema” spingono scienziati e governanti a cercarvi rimedio non solo “per rimediare i danni”, ma anche per “delineare uno sviluppo” rispettoso dell’ambiente, secondo il disegno di Dio).

Sul rapporto fra il Papa e la scienza, Galileo ha chiesto un’opinione al cardinale Ersilio Tonini.

Eminenza, come è cambiato il rapporto fra Chiesa e scienza con il pontificato di Papa Giovanni Paolo II?

“L’impressione generale è che ci sia un grande cambiamento dovuto a un modo diverso di guardare le cose da parte del Papa. Ma in realtà tutto il contesto è cambiato e soprattutto è cambiata la scienza che ha avuto sempre la pretesa di essere l’unica soluzione a tutti i problemi, compresi quelli spirituali. La scienza prima era segnata dal positivismo filosofico in cui soltanto ciò che è sperimentabile può essere scienza e quindi verità. Con l’inizio di questo secolo, però, è divenuta più umile ed ha compreso meglio il suo ruolo. La scoperta del Dna nel 1953 è stata fondamentale: i ricercatori si sono trovati ad ammirare qualcosa che va al dì là di ogni spiegazione umana. Molti scienziati adesso non pretendono più di dare risposte su Dio o sui segreti dell’animo. E a sua volta la chiesa ha riconosciuto la nobiltà della ricerca scientifica, dove si prospettano i destini immensi dell’uomo”.

“Questo il papa lo ha compreso subito”, continua il cardinale Tonini. “Ma già nella Bibbia è scritto: ‘tu uomo usa la tua intelligenza per strappare i grandi segreti della terra a vantaggio dell’uomo’. La ricerca scientifica è un dovere sacrosanto, a patto però che non si usi l’uomo come strumento di ricerca e che non si scambi l’identità umana con quella animale”.

Quindi siete contrari alla clonazione degli embrioni umani?

“Le novità che giungono da Seul o dall’Inghilterra, che è il Paese che più di tutti si spinge oltre misura, sono in contrasto con la chiesa. Per creare tessuti e organi umani si estrae un ovulo di una donna, si procede togliendogli il nucleo e vi si inserisce dentro il nucleo di un uomo. Con una scossa elettrica si mette in moto l’atto fecondativo e nasce un embrione vero e proprio che vogliono tenere in vita per sei-sette giorni e poi ucciderlo. Ma è qui la questione che ci riguarda tutti. Perché questo embrione è già un essere umano. Se riuscissero a replicare un tessuto o un osso per un trapianto non ci sarebbe niente di male. Nel Vangelo non è scritto che non si può clonare, ma è scritto che ogni essere umano è figlio dell’universo e nessun uomo è padrone dell’altro uomo. L’embrione, quindi, è l’inizio di un uomo e va rispettato come un altro essere”.

Il Papa recentemente ha affermato che il Giubileo del Duemila sarà “il primo dell’era elettronica”. Il messaggio di fede viaggerà anche su Internet?

“Certamente di Internet la Chiesa fa già un grande uso perché è un mezzo giusto e veloce con cui si è quasi presenti ovunque. Paolo Giovanni II ha compreso che in questa nuova era tecnologica non si può più comunicare attraverso le lettere. E’ il tempo della mondializzazione, gli spazi si sono accorciati. E la Chiesa vuol dire proprio comunione. L’internazionalità è nata già con il Vangelo”.

Lei utilizza Internet?

“Navigo per visitare i siti che trattano di ingegneria genetica o di bioetica. Ma soprattutto per seguire la vita delle missioni in Africa e nel Brasile. Ogni mattina mi collego in rete per stargli vicino e per sapere se tutto procede bene”.

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