Ebola, buone notizie per un vaccino

L’epidemia di ebola in Africa occidentale è ormai stabile, e viaggio intono ai 70-80 nuovi casi a settimana. Dall’inizio dell’emergenza però i contagiati sono stati oltre 25mila, e i decessihannoraggiunto praticamente quota 10.500. Per questo, sia pensando a una rapida soluzione dell’epidemia in corso, sia in prospettiva di epidemie future, creare un vaccino efficace continua a rimanere di primaria importanza. In fase di sviluppo ormai ce ne sono molti, ma nonostante risultati promettenti, la loro efficacia non era ancora mai stata sperimentata sul ceppo di virus Makona, responsabile dell’epidemia in corso. Per questo, un nuovo studio dell’Università del Texaspubblicato su Nature, ha testato due dei vaccini allo stato più avanzato di sviluppo utilizzando proprio il ceppo Makona, dimostrando che sulle scimmie risultano efficaci nel prevenire il contagio.

Il vaccino in questione utilizza come vettore il virus della stomatite vescicolare (rvsv), un agente virale innocuo per l’uomo. I vaccini sviluppati con questo vettore virale sono tra i più promettenti, ma presentano un problema: un alto livello del virus in questione nel sangue in seguito al trattamento, che può ridurne l’efficacia e aumenta il rischio di effetti collaterali (uno dei trial in corso è stato sospeso negli scorsi mesi proprio per l’alta incidenza di effetti avversi).

I ricercatori texani hanno quindi deciso di utilizzare due versioni del vaccino ulteriormente attenuate, da loro sviluppate, che avrebbero quindi dovuto determinare una minore presenza del virus dopo il trattamento. I due farmaci sono stati sperimentati su otto macachi: sei hanno ricevuto uno dei due vaccini, e due no. A 28 giorni dalle iniezioni le scimmie sono quindi state esposte al ceppo Makona del virus ebola.

Tutti gli animali vaccinati sono risultati immuni al virus, e non hanno riportato effetti collaterali. Secondo i ricercatori, i risultati dimostrano l’efficacia dei vaccini in fase di sviluppo per contrastare l’epidemia di ebola in corso, e aiuteranno a rendere disponibile al più presto un trattamento con cui combattere la diffusione di questa malattia, anche in previsione di eventuali epidemie future.

Via: Wired.it

Credits immagine:  NIAID/Flickr CC

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