Ebola, così ha avuto origine l’epidemia

Oltre tremila le infezioni, e circa la metà le morti accertate. E’ questo il bilancio provvisorio purtroppo, dell’epidemia di ebola che si è abbattuta in Africa, diffondendosi prima nelle zone occidentali del paese e comparendo poi anche in Congo (sebbene i due focolai non sarebbero correlati), e che non smette di far paura. L’Organizzazione mondiale della sanità ha infatti fatto sapere che le infezioni potrebbero coinvolgere fino a 20 mila persone, prima che il virus venga messo sotto controllo. Virus che sembra mutare alquanto rapidamente, stando alle analisi genetiche pubblicate oggi su Science

Lo studio ha riguardato 99 ceppi virali prelevati da 78 pazienti infettati in Sierra Leone, i cui genomi sono stati accuratamente sequenziati (diverse copie del virus trovate in ogni singolo paziente sono state sequenziate), andando a costituire il più grande database genetico mai rilasciato su Ebola virus, come specifica anche Nature News. In questo modo gli scienziati – confrontando i loro dati con le analisi genomiche relative a un ceppo virale sequenziato prima in Guinea – hanno potuto dedurre che con molta probabilità che l’epidemia in Africa occidentale ha avuto una singola origine: a partire da un unico caso di infezione passata da un animale a una persona. Ma non solo: il virus in Sierra Leone sarebbe arrivato tramite 12 persone che si erano recate in Guinea per assistere a un funerale. 

Per quanto riguarda invece la storia personale del virus, i ricercatori hanno stabilito che quello attuale è un virus che si è separato da quelli responsabili delle ultime epidemie di ebola circa 10 anni fa e che in questo periodo ha accumulato quasi 400 mutazioni, molte avvenute nel giro di appena un mese. Al momento però non sarebbe possibile rintracciare in queste mutazioni le ragioni della criticità di questa epidemia, la peggiore per ebola che la storia ricordi. Ma non è escluso che nuove mutazioni possano avere luogo, e rendere ancora più aggressivo di quanto sia ora il virus, soprattutto se l’epidemia continuerà a lungo.  

Sebbene quanto scoperto dai ricercatori non abbia un’applicazione immediata nella lotta all’ebola, i dati raccolti dagli esperti serviranno in futuro sia a migliorare la diagnosi della malattia sia il disegno di vaccini e altri trattamenti. A tal proposito è appena arrivata la notizia che già la prossima settimana comincerà l’arruolamento di volontari per iniziare la fase I di un trial clinico per un vaccino sperimentale. 

Riferimenti: Science Doi: 10.1126/science.1259657

 

Credits immagine: AJC1/Flickr

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