Categorie: Salute

Ebola, primi test positivi per il vaccino italiano

No, non abbiamo dimenticato ebola. A oggi, il virus ha contagiato più o meno 14mila persone, causando 5mila morti, quasi tutti in Africa occidentale. È vero, ci sono dei timidi segni di stabilizzazione dell’epidemia in Liberia e Guinea, ma il Mali è appena entrato a far parte della lista ufficiale dei paesi colpiti, con 4 morti accertati. Il bollettino dell’Organizzazione mondiale della sanità spiega che “c’è qualche evidenza che l’incidenza dei casi non sta aumentando in Liberia e Guinea, mentre c’è un forte aumento in Sierra Leone”. Nei tre paesi più affetti, commenta l’Ansa, sono stati aperti 19 dei 53 centri di trattamento programmati, mentre 140 team specializzati nelle sepolture in sicurezza sono stati dislocati sul campo.

Nel frattempo, comunque, la ricerca scientifica va avanti. Come vi avevamo raccontato, il team di Okairos, la società biotecnologica svizzera fondata da un gruppo di scienziati italiani, è da mesi al lavoro per preparare un vaccino contro l’ebola. E stanno arrivando le prime buone notizie: è sempre l’Ansa a raccontare, infatti, che i test del preparato hanno dato risultati positivi, senza segnalazione di effetti collaterali gravi o altri problemi legati alla sicurezza. A dirlo è stato Riccardo Cortese, cofondatore di Okairos, durante la conferenza internazionale Bioeconomy Rome: “I primi test sono cominciati in Usa già da un po’”, ha detto Cortese, “e se ci fossero stati problemi lo avremmo saputo. Il programma va avanti, a gennaio inizieranno i test di efficacia, con i risultati che arriveranno nel corso dell’anno”.

Le procedure di ricerca e sviluppo sono state accelerate al massimo, a detta dell’esperto, senza però fare alcuna deroga sulla sicurezza. Se i prossimi test dovessero avere successo, sarà possibile produrre e distribuire già entro l’anno prossimo decine di migliaia di dosi del vaccino, una stima che potrebbe salire a centinaia di migliaia nel 2016. Il vaccino si basa sull’adenovirus delle scimmie, innocuo per l’uomo, che viene bioingegnerizzato per contenere una proteina di ebola: “Quello che ci fa ben sperare”, dice Cortese, “è che le scimmie sono colpite dallo stesso virus che attacca l’uomo, a differenza ad esempio di cosa avviene per l’Hiv. Abbiamo deciso di testare su ebola la nostra idea, cioè usare l’adenovirus delle scimmie, perché è un virus molto aggressivo che colpisce per primo il sistema immunitario, un buon test per la tecnologia che può poi essere adattata ad altre patologie”. Vaccino a parte, l’Italia si sta dando molto da fare: il Ministero della salute ha aperto il numero verde 1500 per la richiesta di informazioni e, come vi abbiamo spiegato, è stata effettuata un’esercitazione a Malpensa per testare il protocollo di rimpatrio di eventuali pazienti colpiti dal virus.

Credits immagine: EU Humanitarian Aid and Civil Protection/Flickr

Via: Wired.it

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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