Ecco il sangue (quasi) artificiale

Come una normale trasfusione, con la differenza che il donatore e il ricevente in questo caso sono la stessa persona, e che i globuli rossi necessari a trasportare l’ossigeno sono “nati” e “cresciuti” in un laboratorio. Un gruppo di ricercatori guidati da Luc Douay della Université Pierre et Marie Curie di Parigi è infatti riuscito per la prima volta a trasferire con successo eritrociti prodotti da colture cellulari nel sistema circolatorio di un volontario. La ricerca, pubblicata su Blood, potrebbe permettere in futuro di aumentare la disponibilità di sangue per le trasfusioni, garantendo allo stesso tempo un minor rischio di infezioni.

Quello del “sangue artificiale” è un traguardo che in molti cercano di raggiungere, utilizzando sia singole molecole – sostanze cioè che mimino le funzioni dell’emoglobina, finora con limitato successo per via di problemi legati alla tossicità e all’efficacia – sia ricorrendo a cellule prodotte in vitro. Nel 2008, per esempio, il team guidato da Robert Lanza della Advanced Cell Technology (Usa) era riuscito a produrre su vasta scala eritrociti a partire da cellule staminali embrionali. Lo stesso gruppo di ricercatori è poi riuscito a creare globuli rossi da una popolazione di cellule staminali indotte, ottenute da un campione di pelle. In entrambi i casi, però, i ricercatori non erano mai arrivati a testarne l’efficacia in vivo, nell’organismo umano.

Ci sono invece riusciti i ricercatori francesi. Per farlo hanno prelevato un campione di midollo osseo da un volontario, ne hanno estratto le cellule staminali ematopoietiche e le hanno quindi coltivate in laboratorio fino a farle differenziare in globuli rossi maturi (utilizzando una specifica combinazione di fattori di crescita). A questo punto hanno reintrodotto le cellule nel circolo sanguigno del donatore (dieci miliardi di eritrociti marcati, pari a circa 2 millilitri di sangue). I ricercatori hanno osservato che la sopravvivenza dei globuli rossi artificiali è pari a quella delle cellule normali, con percentuali di sopravvivenza dal 41 al 63 per cento a 26 giorni dalla trasfusione. Inoltre gli eritrociti cresciuti in laboratorio sono in grado di trasportare efficacemente l’ossigeno e non hanno dato origine a cellule di tipo tumorale.

Il prossimo passo dei ricercatori sarà quello di cercare di aumentare e ottimizzare la produzione di eritrociti in laboratorio. Come ha infatti spiegato Douay, per produrre la quantità di cellule necessaria a una normale trasfusione (200 volte superiore a quella usata per l’esperimento) ci vorrebbero attualmente 400 litri di colture cellulari, un numero troppo alto da poter essere implementato su vasta scala.

Riferimenti: Blood doi: 10.1182/blood-2011-06-362038

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