Economie del Mare Nostrum

    L’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo (Issm) del Cnr di Napoli ha pubblicato il nuovo “Rapporto sulle economie del Mediterraneo” che traccia un quadro della situazione per i paesi che si affacciano sulle rive del Mare Nostrum. Negli stati dell’arco latino (Italia, Francia, Spagna, Portogallo) permane un buon grado di prosperità, mentre negli stati a Sud-est, come Algeria, Marocco, Tunisia, Libia, Egitto e Turchia, si confermano economie ancora deboli. A più di dieci anni dal trattato di Barcellona, sottoscritto tra i 15 paesi dell’Ue e i 12 paesi delle rive a Sud del Mediterraneo con l’intento di promuovere una cooperazione politica, economica e sociale, la situazione non è molto cambiata. Tuttavia, secondo Paolo Malanima, direttore dell’Issm-Cnr, nonostante si confermi il forte divario fra i paesi del Nord e del Sud-est, vi sono trasformazioni in atto da cui ci si potrà aspettare, in un prossimo futuro, dei cambiamenti in positivo. In primo luogo, l’onda demografica che rischiava di travolgere le economie più deboli si è notevolmente attenuata. In Algeria, Marocco e Tunisia, per esempio, dal 1970 al 2002, il numero di figli per donna è passato da 7 a meno di 3 e, nello stesso periodo, in Egitto e Libia da 6 a 3. Nel frattempo l’aspettativa di vita è aumentata, passando in paesi come Libia e Tunisia, dai 54 anni ai 75 attuali. Un altro fattore che lentamente influenzerà gli equilibri fra i paesi del mediterraneo riguarda i flussi di lavoratori, che controbilanceranno l’invecchiamento della popolazione europea favorendo una convergenza fra le economie dei vari stati. (gi.c.)

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