Einstein secondo me

John Brockman (a cura di)
Einstein secondo me
Bollati Boringhieri, pp. 200, euro 19,00

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Dimenticate l’Einstein scarmigliato con l’espressione da scienziato pazzo. E’ vero che compare nell’immagine di copertina, ma dopo aver letto il libro sarete andati molto oltre lo stereotipo dell’eccentrico dal cuore d’oro. Uno stereotipo smentito sin dalle prime pagine, dove incontriamo un “Einstein a casa sua” assai diverso da come ce l’eravamo aspettato. A restituirci un ritratto a tutto tondo dell’uomo e dello scienziato sono fisici, matematici, storici della scienza e giornalisti scientifici che raccontano che cosa il padre della relatività ha rappresentato per ciascuno di loro.

Alcuni autori, come John Arcibald Wheeler e Leon M. Lederman, hanno avuto la fortuna di conoscerlo personalmente e ci offrono quindi una testimonianza diretta degli incontri, delle conversazioni e degli scambi avuti con lui. Altri autori, come Seife e Tipler, lo hanno conosciuto attraverso i suoi libri e interessandosi alla sua biografia. Ognuno coglie un carattere particolare di Einstein, per esempio Gino C. Segré sottolinea lo spirito d’indipendenza dell’intellettuale e dell’uomo, mentre Roger Highfield ricorda il suo libertinaggio e la sua attrazione per le donne, che a quanto pare era reciproca. C’è poi chi – come Marcelo Gleiser – sceglie di raccontare il personaggio a partire da una cravatta, e perfino chi – Gorge F. Smoot – lo fa partendo da un paio di bretelle. Insomma, la panoramica sull’uomo che ha rivoluzionato il nostro modo di concepire l’universo offerta da questo libro è veramente insolita e variegata. Il ritratto che ne emerge è profondamente umano e niente affatto agiografico o edulcorato. Ci viene presentato un Einstein che, come tutti, ha i propri pregi ma anche i propri difetti, per esempio quelli di essere testardo come un mulo. Un altro presunto “difetto”, che gli veniva rimproverato da uno dei suoi professori, lo avrebbe portato lontano: quello di non dare mai niente per scontato.

Difetti a parte, certo è che la condotta di Einstein non è stata sempre ineccepibile. La vita familiare ci riserva qualche brutta sorpresa. Il grande scienziato, infatti, tradì le sue mogli, concepì una figlia illegittima che probabilmente non conobbe mai, e quando suo figlio fu ricoverato con diagnosi di schizofrenia commentò che “forse sarebbe stato meglio che morisse prima di conoscere questa vita”.  Possiamo dedurne che non sia stato esattamente quello che si suol dire un affettuoso padre di famiglia. A sua parziale scusante c’è il fatto che era troppo immerso in un lavoro che si sarebbe rivelato importante per l’umanità. Pensate che riuscì a non perdere la concentrazione neppure quando Elsa, la sua seconda moglie, stava morendo: nonostante i gemiti che provenivano dalla porta a fianco, lui continuava a discutere con i suoi colleghi sull’unificazione delle teorie.

Dunque il libro non tace i “peccati” di Einstein. Ma neppure i limiti delle sue teorie. Oggi, infatti, un numero crescente di scienziati comincia a pensare che la relatività generale sarà sostituita da una teoria più avanzata, esattamente come la teoria newtoniana è stata a suo tempo soppiantata dalla relatività. Del resto era lo stesso Einstein a pensare che alla sua costruzione mancasse ancora qualcosa. Incompleto ma esatto: così il genio della fisica giudicava il proprio contributo alla scienza. Sulla relatività non nutriva dubbi. Si dice, infatti che quando gli fu chiesto che cosa avrebbe provato se le osservazioni di Arthur Eddington non avessero provato le sue previsioni basate sulla  relatività generale, per cui la luce delle stelle, passando accanto al sole, si sarebbe incurvata, lui abbia risposto: “Mi sarebbe dispiaciuto per quel caro Lord. La teoria è corretta”. Per contro, la rivoluzione quantistica che aveva contribuito a innescare lo convinceva poco. In una lettera a Max Born del 1926 il padre della relatività scriveva che “la meccanica quantistica è degna di ogni rispetto, ma una voce interiore mi dice che non è ancora la soluzione giusta. E’ una teoria che ci dice molte cose, ma che non ci fa penetrare più a fondo il segreto del Grande Vecchio”. E concludeva con la famosa frase, da lui pronunciata più volte e spesso citata in questa raccolta: “Dio non gioca a dadi con il mondo”.  I meccanismi che regolano il cosmo, per Einstein, non potevano essere casuali. Per scoprirli adoperò tutte le sue energie, al punto che perfino sul letto di morte si fece portare un block notes, sperando in un’ultima illuminazione.

Ciò che colpisce, in questa raccolta, è la varietà dei punti di vista che, intrecciandosi e componendosi tra loro come in un puzzle, offrono l’immagine per nulla scontata di una personalità complessa. Chi è stato Einstein e che cosa ci ha lasciato? Per i più è stato un ribelle, ma Tipler, partendo dalla celebre formula E=mc2 lo dipinge come uno scienziato reazionario. Per il pubblico è stato e resta un’icona, una mente brillante che si è lasciata coinvolgere nelle vicende politiche e sociali del suo tempo; per i fisici è stato un maestro e un mentore, una fonte di continua ispirazione; per i filosofi è colui che ha rivoluzionato la visione dell’universo; per Marcelo Gleiser è stato una specie di “mistico razionale”, per Corey S. Powell un simbolo, uno scienziato e un filosofo allo stesso tempo.   

Il libro offre a tutti i curiosi un ritratto a 360 gradi dell’uomo e dello scienziato. E’ anche una buona introduzione a chi voglia familiarizzarsi un po’ con le idee di Einstein, che sono spiegate con passione e filtrate dal vissuto personale degli autori. Abbondano le notizie curiose e gli aneddoti divertenti. Tanto per dirne una, Einstein odiava le calze, e ne faceva volentieri a meno. E sapete che cosa avrebbe fatto se non fosse diventato uno dei più grandi scienziati che siano vissuti sulla faccia della terra? Avrebbe trascorso la vita riparando rubinetti. Aveva, infatti, una predilezione per l’idraulica, e quando lo rivelò alla stampa, il sindacato newyorkese gli rese omaggio con degli strumenti da idraulico placcati in oro. Come un bambino con un giocattolo nuovo, Einstein non vedeva l’ora di usarli, e quando un vicino ebbe un guasto al rubinetto della cucina non perse occasione d’intervenire personalmente per poter finalmente provare la sua preziosa chiave inglese.   

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