Emergenza alimentare tra i bambini

Denutriti, malnutriti e anemici. E’ questa la fotografia dello stato di salute dei bambini palestinesi scattata da Care International, una delle più grandi organizzazioni umanitarie al mondo, e dal John Hopkins University Emergency Medical Assistance Project in collaborazione con l’Università Al Quds di Gerusalemme e l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale. I ricercatori hanno condotto tre studi (di cui l’ultimo ancora in corso) raccogliendo le informazioni nelle case, nei centri medici e nei mercati della striscia di Gaza e della Cisgiordania. Risultato: quasi il 13 per cento dei bambini al di sotto dei cinque anni comincia a soffrire di malnutrizione, una cifra che si aggiunge al 18 per cento delle piccole vittime che già soffrono dello stesso problema. Non solo: il 20 per cento dei bimbi soffre di anemia per la grave deficienza di ferro nelle diete e, includendo anche coloro che non ricevono le giuste dosi di zinco, la percentuale degli anemici arriva all’80 per cento dei bambini. La metà dei piccoli che risiedono nella stessa zona non assume una dose adeguata di vitamina A, indispensabile per un corretto sviluppo delle vista, né di folato, una vitamina del gruppo B necessaria per la formazione di cellule nel sangue, mentre più della metà non riceve sufficienti apporti calorici. Le cause? Il costo proibitivo dei cibi ricchi di proteine, quali pesce e pollo, e la difficoltà di approvvigionamento durante i periodi di coprifuoco e di chiusura dei confini perpetrati dall’esercito israeliano. Anche i rifornimenti umanitari, denuncia Care International, a base di alimenti altamente proteici, tra cui latte polverizzato e omogeneizzati, non riescono ad arrivare a destinazione, perché dispersi o distrutti durante i conflitti tra l’esercito israeliano e i palestinesi. (d.d.v.)

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