Damasio: ecco i paesaggi della percezione

Le emozioni a volte non si riescono neanche a raccontare. Ora però un gruppo di ricercatori dell’Iowa College of Medicine, guidati dall’italiano Antonio Damasio, le ha addirittura fotografate, scattando delle istantanee del cervello umano proprio mentre si emoziona. La tecnica usata è quella della tomografia a emissione di positroni (Pet), una sorta di radiografia a colori del cervello. A seconda dell’afflusso di sangue alle varie aree cerebrali, i tessuti si colorano più o meno intensamente: rosso per le aree dove l’irrorazione sanguigna aumenta e che dunque stanno lavorando; arancione e giallo per quelle mediamente coinvolte nel processo mentale in atto; blu per quelle che invece tacciono e dove si registra una diminuzione dell’afflusso ematico.

Le immagini ottenute, che Damasio ha definito “paesaggi della percezione”, verranno pubblicate sul numero di ottobre di Nature Neuroscience e forniscono indicazioni utili per capire come vengono analizzate le quattro principali emozioni – gioia, tristezza, paura e rabbia – a livello cerebrale.

Il ricordo delle emozioni

“Le aree correlate alla tristezza erano già note, ma ben poco si sapeva di quelle legate alla gioia, alla paura o alla rabbia”, spiega Damasio. Così i 32 volontari che hanno contribuito all’esperimento si sono messi a ricordare situazioni del loro passato che evocassero le suddette sensazioni, mentre gli scienziati passavano allo scanner il loro cervello. A parte delle piccolissime differenze di genere – la corteccia insulare anteriore delle donne si dimostra più eccitabile di quella degli uomini – gli schemi di attivazione sono pressoché uguali per tutti.

Ma non mancano le sorprese. Perché, oltre al previsto coinvolgimento del sistema limbico, la porzione di cervello che da sempre si riteneva responsabile delle emozioni, anche altre aree rispondono inaspettatamente al ricordo delle emozioni. Nello specifico, tutte quelle regioni corticali e subcorticali che informano il cervello delle condizioni del nostro organismo. Come, appunto, la corteccia insulare, la corteccia somatosensoriale secondaria, la corteccia cingolata, l’ipotalamo e la regione pontina.

“Volevamo dimostrare che tutte le emozioni coinvolgono delle aree cerebrali legate alla rappresentazione e alla regolazione dell’equilibrio corporeo”, spiega Damasio, “e queste sono appunto le regioni che ricevono i segnali circa la sensibilità interna, viscerale e muscoloscheletrica del nostro organismo. Alcune di esse – come l’ipotalamo, l’insula e il cingolo – regolano anche l’omeostasi del nostro corpo. Esiste dunque una relazione tra le emozioni e la nostra condizione organica”.

Segrete simmetrie cerebrali

Il quadro di attivazione esaminato dagli scienziati è piuttosto complesso, perché ogni emozione tende ad attivare più aree contemporaneamente e a volte si tratta delle stesse regioni per emozioni diametralmente opposte. La corteccia somatosensoriale secondaria, ad esempio, risponde sia in caso di gioia che di paura. La regione pontina dorsale si attiva per la tristezza e la rabbia, mentre l’ipotalamo risponde contemporaneamente alla gioia e alla rabbia. O ancora: tristezza e gioia attivano la totalità della corteccia cingolata, mentre la rabbia incide solo sulla parte anteriore e la paura solo su quella posteriore.

Ma alcune di queste simmetrie sono, secondo gli scienziati, particolarmente significative. “L’attivazione dei nuclei pontini anteriori, in caso di rabbia e tristezza”, spiega Damasio, “è molto chiara, perché questi sono i nuclei che, mettendo in comunicazione il cingolo con l’insula e il cervelletto, contribuiscono a programmare le azioni”. Similmente colpisce la relazione tra tristezza e ipotalamo, la regione che controlla i cambiamenti ormonali che hanno un grosso peso nelle depressioni.

Il silenzio dell’amigdala

Sorprende, invece, il silenzio dell’amigdala, che si credeva coinvolta nelle reazioni di paura e di rabbia. Ma la spiegazione risiede nel fatto che l’amigdala associa l’emozione allo stimolo visivo, mentre nell’esperimento condotto dai ricercatori americani i volontari dovevano soltanto ricordare le emozioni. “Molte delle aree esaminate”, conclude Damasio, “svolgono la loro attività a un livello inferiore a quello della coscienza. Solo alcune giungono a produrre effetti sulla consapevolezza e questo spiegherebbe perché le emozioni non siano comprensibili al 100 per cento”.

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