Energetico e pulito

Un gruppo statunitense di ricercatori, guidati da Barbara Methe dell’Istituto di Ricerca sul Genoma, sono riusciti a decodificare e analizzare il Dna di un batterio che potenzialmente può ripulire l’ambiente dalle contaminazioni radioattive, producendo contemporaneamente elettricità. La scoperta è stata pubblicata su Science. La ricerca sul batterio ebbe inizio nel 1991, quando Derek Lovley, ricercatore presso l’Università del Massachusetts, dimostrò che il microrganismo poteva metabolizzare l’uranio. In sostanza il microbo, della famiglia dei Geobatteri zolforiducenti, possiede la proprietà di trasformare gli ioni metallici e i radionuclidi, solubili in acqua, in forme insolubili che precipitano, agevolando nel processo di recupero e smaltimento dei metalli radioattivi dai grandi bacini idrici. Decodificando il genoma del batterio è stato possibile, inoltre, scoprire altre insospettabili caratteristiche, come per esempio la capacità di generare elettricità. Alcuni ricercatori pensano che un ulteriore impiego del batterio possa essere come “bio-batteria” per la produzione di corrente elettrica. “I Geobatteri”, sostiene Spencer Abraham, segretario del Dipartimento per l’energia degli Stati Uniti che ha finanziato la ricerca, “rappresentano importanti risorse naturali in grado di rispondere a esigenze sia ambientali che energetiche”. (m.z.)

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