Sfruttare una fonte di energia elettrica piuttosto insolita: i pomodori danneggiati, e quindi non adatti per la vendita al grande pubblico. E’ questa l’intenzione di alcuni ricercatori americani che hanno presentato, durante il 251esimo National Meeting & Exposition dell’American Chemical Society, un progetto pilota per produrre elettricità dai pomodori prodotti in Florida, uno stato dove ogni anno se ne scartano circa 396mila tonnellate. Per riuscirci, hanno ideato una speciale cella a combustibile biologico, ovvero un dispositivo elettrochimico che permette di convertire energia chimica in quella elettrica.
“Abbiamo scoperto che i pomodori danneggiati possono essere una fonte particolarmente potente di energia quando viene utilizzata in una cella elettrochimica biologica o microbica”, spiega Namita Shrestha. ricercatore della South Dakota School of Mines & Technology che ha collaborato al progetto. “Il processo aiuta anche a purificare i rifiuti solidi di pomodoro contaminati e le acque di scarico associate”.
Per riuscire a sfruttare questo insolito combustibile, il team ha sviluppato una speciale cella elettrochimica biologica, pensata per sfruttare al meglio i rifiuti di pomodoro. “Queste celle – chiarisce Shrestha – utilizzano i batteri per ossidare il materiale organico dei pomodori difettosi”. All’interno dei dispositivi, spiega il ricercatore, il processo di ossidazione innescato dai batteri che interagiscono con i frutti rilascia elettroni, che sono catturati nella cella a combustibile e producono così energia elettrica. Inoltre, i ricercatori hanno evidenziato come il pigmento naturale dei pomodori, il licopene, sia un ottimo mediatore per favorire la generazione di cariche elettriche dai frutti danneggiati.
Per il momento, la potenza in uscita dal dispositivo è piuttosto piccola: 10 milligrammi di rifiuti possono generare circa 0,3 watt di elettricità. Secondo i calcoli di Shrestha, però, perfezionando la cella a combustibile biologico, i rifiuti di pomodoro prodotti ogni anno in Florida basterebbero per soddisfare le necessità energetiche di un parco di divertimenti come Disney World per circa 90 giorni.
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