Piccoli pezzi di Rna nel flusso sanguigno annunciano l’arrivo di un attacco epilettico. La scoperta è stata presentata sul Journal of Clinical Investigation da un gruppo di scienziati del Royal College of Surgeons in Irland e promette di migliorare la qualità della vita di moltissime persone che soffrono di epilessia, una condizione che solo in Italia riguarda circa 500 mila persone, con oltre 30 mila nuovi casi ogni anno. L’identificazione nel sangue di biomarcatori, infatti, apre la strada allo sviluppo un sistema di allerta, un dispositivo che permetta di rilevare in anticipo l’imminenza di una crisi convulsiva.
Circa lo 0,1% della popolazione mondiale è affetto da epilessia del lobo temporale, la forma più frequente di epilessia, e la diagnosi rimane complessa e impegnativa. Le crisi sono dovute a una scarica elettrica anomala a livello cerebrale, che provoca un’improvvisa perdita di coscienza e violente convulsioni muscolari. Al momento, l’unico modo per prevederne l’arrivo richiede l’utilizzo di elettroencefalogrammi e risonanze magnetiche, tecniche costose, invasive e che spesso danno risultati incerti.
La ricerca pubblicata sul Journal of Clinical Investigation ha scoperto che nelle ore che precedono una crisi, nel sangue aumenta la quantità di frammenti di tRNA, composti chimici che giocano un ruolo fondamentale nella costruzione di proteine all’interno delle cellule. In particolare, nei campioni di sangue di pazienti che soffrono di epilessia, gli scienziati hanno rilevato un aumento notevole di frammenti di tre diversi tipi di tRNA alcune ore prima di un attacco epilettico. Quando le cellule sono sotto stress, come è prima di una crisi, i tRNA vengono ridotti in frammenti che finiscono nel flusso sanguigno. Di conseguenza, suggeriscono i ricercatori, misurare i livelli di queste molecole nel sangue consentirebbe di prevedere l’arrivo di una crisi epilettica con qualche ora di anticipo. Basterebbe un semplice test del sangue, per esempio con un dispositivo analogo al glucometro utilizzato dai diabetici, per sapere se si è in arrivo una crisi epilettica.
“Per le persone che soffrono di epilessia l’aspetto peggiore della malattia è non sapere mai quando avranno un attacco”, ha spiegato Marion Hogg, autrice principale dello studio, “Ma i nostri risultati sono estremamente promettenti. Speriamo che la nostra ricerca sia il primo passo verso un vero e proprio sistema d’allarme”.
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Sarebbe una scoperta da Nobel