ExoMars, dal lander Schiaparelli ancora nessuna comunicazione

(Credits: ESA/ATG medialab)

La comunità scientifica e gli appassionati di spazio di tutto il mondo sono con il fiato sospeso, in attesa di quello che potrebbe essere un successo di portata storica: intorno alle 16:40 ora italiana, Schiaparelli, il lander lanciato dall’Agenzia spaziale europea (Esa) per la missione ExoMars, dovrebbe aver toccato il suolo del pianeta rosso. La cautela è ancora d’obbligo, in realtà: al momento, infatti, gli scienziati sono ancora in attesa che Schiaparelli comunichi con i satelliti in orbita attorno a Marte, nel momento in cui queste transitano sopra il lander, il suo effettivo stato di salute.

Paolo Ferri, direttore delle operazioni di volo dell’Agenzia spaziale europea, dopo ore di attesa fremente (e un annuncio frettoloso di successo) ha affermato: “Il segnale di Schiaparelli che abbiamo ricevuto alle 18:30, sia con la sonda Mars Express che con un radiotelescopio in India, si è interrotto durante la trasmissione, certamente prima dell’atterraggio. Non eravamo sicuri di ricevere questo segnale, ma non ci aspettavamo che si interrompesse. Per ora non sappiamo come interpretare il fenomeno, ma non possiamo nascondere che non è una buona notizia. Ora attendiamo i segnali di Mro e Tgo. Li analizzeremo per tutta la notte e domani in tarda mattinata avremo qualcosa di più certo da dire”.

Mentre si attendevano informazioni sull’atterraggio, però, lè arrivata una buona notizia: il Tgo, l’orbiter di ExoMars da cui si è staccato Schiaparelli, sta funzionando  e comunicando con la Terra alla perfezione. Si tratta di una buona notizia perché sarà proprio l’orbiter a compiere i principali esperimenti scientifici della missione, tra cui l’analisi dell’atmosfera e del suolo marziano.

Ma perché ci vuole così tanto per sapere se Schiaparelli sia in buona salute? La risposta è semplice: il lander ha antenne troppo deboli per comunicare con la Terra, ma può parlare con le sonde in orbita su Marte, quando queste sorvolano la zona in cui dovrebbe essere atterrato. Al momento, le sonde con cui può comunicare Schiaparelli sono tre: Mars Express, il Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa e il Tgo.

Il primo sorvolo è stato quello di Mars Express, avvenuto intorno alle 18:30, che ha effettivamente ricevuto alcuni dati dall’orbiter. “Non è stato possibile però interpretare i dati ricevuti, che sono incompleti”, ci ha spiegato Walter Cugno, direttore del programma Exomars. In particolare, le comunicazioni si sarebbero interrotte circa 50 secondi prima dell’atterraggio“Quindi non possiamo ancora essere certi che l’atterraggio sia andato esattamente come previsto e che Schiaparelli stia bene. Anche perché Mars Express, a differenza del Tgo, non è stato progettato per ascoltare e interpretare i segnali di Schiaparelli.

Se il successo dovesse essere confermato, si tratterebbe di un traguardo di importanza capitale per la scienza aerospaziale europea (e in particolare per quella italiana: è molto significativo, infatti, il contributo del nostro paese alla missione): sarebbe la prima volta in assoluto che l’Europa deposita un proprio lander su Marte.

Il viaggio era iniziato sette mesi fa, con il lancio di Exomars – propulso da un razzo russo, il Proton – dalla base di Baikonur, in Kazakistan. Due giorni fa, Exomars si è separato: la sonda Trace Gas Orbiter (Tgo), attualmente in orbita attorno al pianeta rosso, ha sganciato, per l’appunto, il lander Schiaparelli, che deve il proprio nome allo scienziato italiano che scoprì i canali marziani. Come da programma, il lander si è tuffato nell’atmosfera di Marte a circa 21mila chilometri l’ora. Da quel momento, l’inferno: in sei minuti, Schiaparelli ha dovuto fare i conti con l’enorme calore generato dall’attrito con l’atmosfera (necessario d’altronde a rallentarne la velocità di caduta) e, arrivato a 11 chilometri di quota, ha dispiegato il proprio paracadute ed espulso il pannello anteriore per favorire la discesa. L’ultima tappa dell’atterraggio – o meglio: ammartaggio – ha coinvolto l’accensione del sistema di propulsione che, coadiuvato dai radar a bordo, ha rallentato ulteriormente la caduta e consentito un impatto morbido con il suolo marziano.

Via: Wired.it

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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