La maggiore disposizione di alcune popolazioni umane alla vita nei climi freddi è frutto di un adattamento genetico. Lo afferma uno studio, pubblicato su Science, condotto da ricercatori della University of California sotto la guida di Douglas C. Wallace. A quanto afferma la teoria cosiddetta “out of Africa” la specie umana ha un antenato comune vissuto in Africa circa 200 mila anni fa. Secondo Wallace e colleghi le diverse popolazioni hanno continuato ad adattarsi alle condizioni climatiche delle regioni raggiunte nelle successive migrazioni. I ricercatori hanno analizzato il Dna mitocondriale di 1.125 persone in tutto il mondo, riscontrando i segni di una selezione naturale dovuta all’adattamento al clima. I mitocondri, organuli cellulari localizzati nel citoplasma, svolgono un ruolo chiave nella conversione del glucosio in energia chimica, il combustibile che alimenta i muscoli e altri processi all’interno dell’organismo. In seguito a particolari mutazioni genetiche i mitocondri possono però produrre anche calore, a spese dell’energia chimica. Un simile cambiamento metabolico adatta l’organismo a condizioni climatiche più rigide e può quindi essere favorito dalla selezione naturale. Lo studio ha riscontrato questo tipo di mutazione nel 14 per cento dei soggetti che vivono in zone temperate e nel 75 per cento di quelli che vivono in regioni artiche. Gli africani analizzati non hanno mostrato alcuna mutazione. (f.c.)