I volti degli uomini moderni differiscono da quelli di Homo neanderthalensis a causa dei loro processi di crescita post-natale. A svelarlo è uno studio pubblicato su Nature communications, che fa risalire ai processi di rimodellamento della crescita ossea il fattore causale che ha fatto divergere i tratti facciali dell’uomo moderno da quelli pronuunciati dei Neanderthal e dei loro presunti antenati, gli uomini di Sima de los Hueos.
La separazione di Homo Sapiens dal ramo ominide che ha portato a Homo neanderthalensis è una delle sfide più interessanti della paleantropologia ancora in cerca di soluzione. Per contribuire a gettare luce sulla questione, il team internazionale coordinato da Rodrigo S. Lacruz del New York University’s College of Dentistry (NYUCD) ha puntato l’attenzione sull’origine delle differenze maxillo-facciali tra le due specie, analizzando il modo in cui si sviluppa la struttura del cranio.
Il rimodellamento della crescita ossea nasce dalla sinergia tra l’attività degli osteoblasti, cellule che elaborano e depositano il tessuto osseo, e osteoclasti, cellule che riassorbono la matrice mineralizzata. Gli scienziati guidati da Lacruz hanno cercato di capire se le fasi de deposizione e assorbimento fossero diverse tra le due classi di ominidi, analizzando fossili di crani di diverse età.
Utilizzando tecniche di microscopia elettronica a scansione, i ricercatori hanno osservato che alla fase di deposizione ossea degli ominidi arcaici e dei Neanderthal corrisponde, viceversa, una fase di assorbimento negli uomini moderni. Questi diversi processi di crescita riuscirebbero a spiegare le differenze tra il cranio di un Homo sapiens e di un Homo neanderthalensis. Si tratta di una differenza morfogenetica particolarmente evidente a partire dai cinque anni, che aggiunge un ulteriore tassello alla storia della separazione tra Sapiens e Neanderthal.
Secondo gli autori dello studio i pattern di crescita facciale fornirebbero indicazioni importanti per considerare Homo neanderthalensis e Homo sapiens due rami distinti dell’evoluzione umana, ipotesi su cui non tutti i paleantropologi sembrano concordare. I risultati dell’anali di Lacruz e colleghi mostrano infatti che Sapiens e Neanderthal hanno processi di crescita del cranio alquanto diversi.
Riferimenti: Nature Communications doi:10.1038/ncomms9996
Credits immagine: Rodrigo S Lacruz
Secondo gli autori di un recente studio potrebbe contenere informazioni sul sesso e sul concepimento,…
Dopo il segnale incomprensibile, gli scienziati hanno riparato il danno a uno dei computer di…
L’Aifa ha approvato l’estensione della rimborsabilità del trattamento, che era già stato approvato per l'atrofia…
Resistono alle radiazioni potenziando la loro capacità di riparare i danni al dna. Piccolo aggiornamento…
Mai così tanti casi di leptospirosi in un anno dal 2001: a contribuire all’aumento delle…
Potrebbe essere usato in diverse applicazioni come catalizzatore per la conversione dell'anidride carbonica e la…
Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.
Leggi di più