Fame di politica sul Web

    Alle ultime primarie dei Democratici negli Stati Uniti Howard Dean ci ha puntato molto. E anche se alla fine gli è stato preferito John Kerry la sua scommessa l’ha vinta. Da “signor nessuno” è infatti diventato uno dei candidati per la sfida a Bush nella corsa alla Casa Bianca. Tutto grazie a Internet con cuii è riuscito a trovare i fondi per la sua campagna elettorale (attraverso piccole sottoscrizioni on-line qualcosa come 40 milioni di dollari). In Italia siamo molto indietro rispetto a esperienze simili, sebbene ci siano esempi isolati: per esempio il blog tenuto da Ivan Scalfarotto per le primarie dell’Unione. Eppure coloro che passano mediamente diverse ore davanti un computer navigando in Internet sarebbero pronti a informarsi sul Web circa i programmi, le idee e i progetti dei partiti o dei singoli candidati. A dimostrarlo uno studio (in Pdf) condotto dall’istituto di ricerca CE-Co e commissionato da Blogosfere che evidenzia come gli elettori, sia di sinistra che di destra, considerino Internet una delle principali fonti di informazione sulla politica, sui partiti e sull’attività di governo. E, con una certa sorpresa, l’indagine rivela che al primo posto cii sono gli elettori del centrodestra (considerati da sempre meno internettiani di quelli di centrosinistra) il cui 45 per cento (contro il 37 dell’opposizione) ha dichiarato che userà la Rete per formarsi un’idea sul voto per le prossime elezioni. Non solo: a livello generale la maggior parte degli intervistati (43 per cento) ha ammesso di avere una buona “reazione alle nuove forme di comunicazione politica: videoblog, social networking ed sms”, contro il 42 che dà una valutazione incerta di questi strumenti e un 15 che ha un cattivo rapporto con le forme di comunicazione interattiva.Un altro dato interessante della ricerca è quello riguardante i politici con cui glii elettori vorrebbero avere un confronto via Internet (attraverso una chat, per esempio). Sia tra gli elettori di centrodestra che tra quelli di centrosinistra all primo posto c’è Silvio Berlusconi (con gli altri leader, invece, vorrebbero parlare sostanzialmente solo i loro elettori). Un dato che da una parte evidenzia il buon rapporto che il premier ha con i suoi elettori, ma dall’altro la sua scarsa predisposizione al confronto, richiesta dai sostenitorii dell’opposizione.”Questi dati rivelano che Internet, se usata correttamente, potrà risultare decisiva per le elezioni politiche del 2006”, dice Marco Montemagno, amministratore delegato di Blogosfere. “Gli indecisi, infatti, non sono molti e basterà quindi spostare pochi voti per aggiudicarsi le consultazioni. D’altronde non dovremo stupirci più di tanto se ciò avvenisse. In altri settori (per esempio nell’informatica) Internet è in grado di spostare le opinioni”.Il problema, però, è che i siti di informatica sono fatti bene. Mentre quelli politici no. “E’ vero”, commenta Montemagno. “Il grande difetto è quello di usare il Web come mezzo di propaganda con siti dove ci sono per lo più publiredazionali. C’è ancora un’impostazione dall’alto al basso, tipica dei media tradizionali e non di quelli nuovi come Internet. I politici dovrebbero capire che sulla Rete si parla alla pari e che occorre un coinvolgimento attivo da parte degli internauti”. Senza discussione, infatti, diventa difficile convincere gli utenti di un medium usato soprattutto per la sua predisposizione all’interazione.Insomma le esperienze americane sono lontane dall’Italia (e dall’Europa), anche perché oltreoceano le aziende hi-tech rappresentano poteri forti che sovvenzionano le campagne elettorali e hanno quindi tutto l’interesse affinché certi messaggi passino attraverso i new media. Per raggiungere quei traguardi all’Italia servirà forse un ricambio generazionale della classe politica. “Altrimenti”, conclude Montemagno, “il rischio è che i politici rimangano spiazzati e commettano l’errore delle major musicali incapaci di capire i cambiamenti che Internet avrebbe portato al sistema di vendita dei loro prodotti”.

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