Farmaci su misura

Il nome è piuttosto ostico, metabonomica, ma le prospettive di questo campo di studi sembrano davvero promettenti. Al contrario della farmacogenomica, l’idea di realizzare farmaci per curare profili genetici specifici, nella metabonomica si parte dal metabolismo, da come l’organismo cioè “digerisce” una determinata molecola. Questo comportamento è la somma delle caratteristiche genetiche e delle esperienze ambientali che quel singolo individuo ha fatto: non contano cioè solo le informazioni scritte nel suo genoma, ma anche quanto e come è nutrito, la presenza di flora batterica nello stomaco, la sua età, le altre malattie che lo affliggono e gli eventuali altri medicinali che sta prendendo. Non solo il genotipo, ma anche il fenotipo. Prendendo in considerazione il modo in cui ogni persona metabolizza un farmaco sarà possibile, quindi, massimizzarne gli effetti e ridurne al minimo gli effetti collaterali grazie alla somministrazione della dose personalizzata. A seconda della velocità con cui l’organismo si disfa del medicinale, infatti, lo stesso può essere più o meno efficace, o più o meno tossico. Ne è fermamente convinto Jeremy K. Nicholson dell’Imperial College di Londra, che su Nature presenta una prova dell’applicabilità di questo metodo sui ratti. Lo abbiamo intervistato. Professor Nicholson, qual è la novità che presentate su Nature?”Si tratta della prima prova concettuale del fatto che a partire dal profilo metabolico di un campione biologico- raccolto non invasivamente prima della somministrazione – è possibile predire il metabolismo e la tossicità di un farmaco per quell’individuo. Il nostro metodo ha fornito dei dati semi-quantitativi che né la farmacogenomica né la farmacoproteomica al momento attuale possono garantire. In particolare, usando la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare abbiamo analizzato campioni di urine di ratti a cui era stata somministrata una dose massiccia di paracetamolo e siamo riusciti a provare una relazione fra alcuni valori presenti già prima che il farmaco venisse somministrato e la probabilità che esso risultasse tossico per il fegato. E questa è infatti la definizione di farmacometabonomica: la capacità di predire, sulla base di un modello matematico che prenda in considerazione alcuni valori metabolici presenti prima della somministrazione, gli effetti di un farmaco o di qualsiasi sostanza estranea introdotta nell’organismo in un singolo individuo ”.L’esperimento è stato quindi condotto su ratti. Ma quando sarà possibile passare agli umani?”Abbiamo progettato uno studio per gli umani sulla base di quello condotto per i ratti con dosi terapeutiche e non massicce di paracetamolo. Vogliamo elaborare un modello del destino metabolico di questo farmaco usando l’impronta metabolica della molecola prima che avvenga la somministrazione. Ma il lavoro è ancora in corso”.Quali sono i farmaci che potranno essere più facilmente analizzati con questo metodo?”E’ difficile dirlo ora. Abbiamo applicato il metodo con successo a molte classi di composti, e funziona meglio con alcune che con altre. A questo stadio, comunque, devono ancora essere sviluppati molti modelli, specialmente per gli umani perché la variabilità metabolica è massima per la nostra specie. Per esempio i diversi gruppi etnici seguono diete differenti, hanno profili microbici genetici diversi, vivono in condizioni ambientali diverse. E la farmacometabonomica è sensibile a questi fattori. La farmacogenomica, invece, non dice nulla su queste variabili: eppure si tratta di fattori importanti per il metabolismo e la tossicità dei farmaci”.Quali sono i potenziali sviluppi di questo metodo?”Grazie alla farmacometabonomica sarà possibile realizzare test di screening per la sicurezza dei farmaci e per la loro efficacia. Per questo diverse aziende sono interessate ai nostri studi (ricercatori di Pfizer, per esempio, sono nel gruppo di ricerca che ha firmato l’articolo su Nature, n.d.r.). Per ora però siamo gli unici a condurre questo tipo ricerche e i primi a pubblicare una prova di principio di fattibilità, ma in breve tempo mi aspetto molto interesse intorno alle nostre scoperte”.

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