Filo diretto tra i ricercatori italiani

Le neuroscienze italiane tentano il salto di qualità creando un Istituto Nazionale. Un ente unico che coordini la ricerca sia dal punto di vista scientifico che economico. Con questo obiettivo il 2 e 3 giugno scorso si sono riuniti a Pisa tutti i maggiori gruppi di ricerca nazionali al 1° Congresso dell’Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche. A fare gli onori di casa è stato Lamberto Maffei, direttore del Laboratorio di Neurofisiologia Cnr e di Neurobiologia della Scuola Normale di Pisa. “Non si è trattato di una riunione di routine”, assicura. Basta dare un’occhiata ai nomi dei partecipanti per averne una conferma. Ospite d’onore è stata Rita Levi Montalcini. Dalla Sissa – Scuola Internazionale di Studi Superiori Avanzati – di Trieste è arrivato il direttore Daniele Amati mentre del gruppo di Psicobiologia e Psicofarmacologia di Roma, c’era Alberto Oliverio. Oltre a questi, tanti altri nomi importanti del settore provenienti da Milano, Cagliari e Padova.

“Non c’è più spazio per i gruppi isolati”, ci spiega Maffei, “se vogliamo sopravvivere e rimanere visibili a livello internazionale dobbiamo coordinare le nostre attività. E’ singolare come molte volte, solo per caso ci accorgiamo che il lavoro di alcuni gruppi è affine al nostro”. Attualmente gli istituti italiani di neuroscienze sono ridotti a piccole unità non correlate fra di loro. Ampio spazio è stato dato pertanto alla storia e ai lavori delle varie équipe. Ma si è discusso molto anche di politica. Tutti d’accordo nel ritenere che nell’era della big science la figura del ricercatore solitario chiuso nel suo laboratorio è non soltanto controproducente, ma destinata a morire. “Bisogna presentare un punto di riferimento chiaro e riconoscibile che abbia un peso in Europa e in America”, commenta Maffei. A dargli man forte ci ha pensato Piergiorgio Strata dell’European Neuroscience Study Group con una sfilza di dati sulla situazione europea. Secondo la sua analisi, il divario con gli Usa e il Giappone è sempre più crescente.

La via da seguire è quella di un consorzio che unisca la ricerca di base, quella clinica e l’industria farmaceutica. In Italia gli esempi di questo connubio sono pochissimi, forse solo il S. Raffaele di Milano si avvicina a un modello del genere. I vantaggi di una rete che colleghi i vari gruppi italiani in questo senso sono molteplici: primo fra tutti una gestione finanziaria comune che eviti investimenti a pioggia su progetti specifici slegati fra di loro. “Un errore tipico in ambito biologico nel nostro Paese”, sempre a detta di Maffei. L’Istituto non nasce però solo per gestire soldi, anzi. “Un anno e mezzo fa”, continua Maffei, “quando l’idea di un coordinamento nazionale nacque in modo informale nei saloni della Scuola Normale, su un punto ci trovammo tutti subito d’accordo: le finalità della ricerca dovevano essere fortemente rivolte alla società e ai suoi bisogni”. In altre parole una ricerca indirizzata e coordinata esplicitamente verso lo studio di nuove terapie curative. Maffei individua due grossi filoni di interesse a questo proposito: il primo è quello delle malattie degenerative del sistema nervoso, dall’invecchiamento a quelle a base genetica, l’altro è la neuropsichiatria, con particolare attenzione allo studio della chimica del cervello al fine di produrre nuovi farmaci.

Le idee sono molto chiare, le difficoltà però non mancano. Alcuni settori dell’area medico-biologica (uno fra tutti quello dell’oncologia) non nascondono l’insofferenza alla nascita di un istituto che riceva finanziamenti annuali fissi così come avviene per esempio per l’Infn (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare). A rendere chiari questi punti ci ha pensato Pietro Liberti del comitato di consulenza scientifica del Cnr che, con sano pragmatismo, ha elencato tutte le battaglie politiche che l’Istituto, a suo modo di vedere, dovrà affrontare. Una strada pertanto piena di difficoltà non solo scientifiche. Ma Maffei alla fine del congresso conferma la sua visione: “O ci uniamo cercando di vincere le resistenze di ogni genere oppure siamo destinati al sonno scientifico.”

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